Regia di Gary Fleder vedi scheda film
A New Orleans una donna rimasta vedova a seguito di un eccidio nell'ufficio dove lavorava il marito, fa causa all'industria d'armi che ha permesso al killer di acquistare un mitra con tanta disinvoltura. Gli interessi in gioco sono enormi: a difendere la donna c'è un navigato avvocato idealista (Hoffman); dalla parte opposta un cinico principe del foro (Hackman), avvezzo a intrugli d'ogni genere, in ossequio al motto secondo il quale "i processi sono troppo importanti per essere lasciati a una giuria". Ma è proprio nella giuria che si insidia un abile manipolatore (Cusack), coadiuvato dalla sua ragazza (Weisz), che vuole ottenere 10 milioni di dollari da una delle due parti per "indirizzare" il verdetto. In sottofinale scopriamo che la vicenda è assai più intricata e che la venalità della coppia è solo apparente.
Tratto da un dei tanti best-seller che John Grisham ha regalato al cinema (dopo Il socio, Il rapporto Pelican, Il cliente, L'ultimo appello, Il momento di uccidere, L'uomo della pioggia e Conflitto di interessi), La giuria è il degnissimo rappresentante di un sottogenere - quello del legal-thriller - che negli Usa ha una tradizione che parte almeno da La parola ai giurati di Lumet. I meccanismi psicologici disvelati nell'aula di tribunale e nel backstage fanno da contrappunto a una vicenda costruita con impeccabile mestiere, nella quale l'arzigogolato intreccio è affidato a un montaggio da manuale. Attori che gareggiano in bravura (Hackman e Hoffman si fronteggiano per la prima volta) e lo sguardo attento al sistema di giustizia americano danno a La giuria uno spessore che travalica di gran lunga gli angusti limiti del film di genere.
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