Regia di Gary Fleder vedi scheda film
Un uomo fa irruzione nell’ufficio da cui è stato licenziato, compie una strage e poi si suicida; la vedova di una delle vittime intenta causa alla società produttrice dell’arma, per aver chiuso tutti e due gli occhi sulle sue modalità di vendita. La forza del singolo contro un nemico nocivo alla società e malato di onnipotenza (come viene ripetuto più volte, nessun produttore di armi ha mai perso un processo), nella migliore tradizione del cinema civile americano. Rispetto a mille altri drammi giudiziari, questo ha una particolarità: si concentra non tanto sullo scontro in tribunale quanto sui retroscena, sui consulenti che agiscono nell’ombra per selezionare una giuria a priori favorevole e orientarne il giudizio; infatti l’avvocato Bruce Davison è un personaggio incolore di fronte al luciferino Gene Hackman, che è la vera anima nera della storia (“I processi sono troppo importanti per lasciarli in mano alle giurie”, sentenzia parafrasando Clemenceau), e in fondo anche il liberal tutto d’un pezzo Dustin Hoffman è abbastanza convenzionale, per quanto ottimamente interpretato. Poi man mano acquistano importanza John Cusack e Rachel Weisz, di cui all’inizio non si sa bene cosa pensare (amici, complici, amanti?). Lui osserva tutti, è suadente, affabile, sottilmente manipolatore: sembra l’Henry Fonda di La parola ai giurati ma è più inquietante, perché i suoi moventi non sono chiari, e al momento decisivo disinnesca il principale avversario. Lei lo manovra dal di fuori, lancia piccole provocazioni, mostra di poter influenzare il verdetto e lo offre sia all’accusa sia alla difesa per la cifra di 10 milioni. Perché lo fanno? cosa vogliono realmente? da che parte stanno? Lo spericolato triplo gioco si svela in un finale luminoso, con un incalzante montaggio alternato: i nostri vincono con l’astuzia, sapendo bene che contro un nemico subdolo non si può fare a meno di giocare sporco; e nell’ultima scena, quando finalmente raggiungono una vendetta inseguita per dieci anni, quasi ci vergogniamo per aver dubitato di loro. Ecco, questo è il cinema che mi fa stare meglio.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta