Regia di Edward Zwick vedi scheda film
Pellicola di stampo classico, nella storia quanto nella direzione, che si inserisce in un filone che ultimamente pare affascinare molto Hollywood. Gli incassi non hanno sorriso particolarmente a questo film, ma d'altronde non si tratta di un'opera "facile", nel senso che la scelta di tempi dilatati, molto parlato e lunghe parti in giapponese sottotitolato poco si adattano ad un pubblico sempre più abituato a pellicole veloci, dal montaggio serrato e dialoghi spiccioli.
Narrativamente non c'è granchè di nuovo, fondamentalmente la storia è prevedibile dall'inizio alla fine, e anzi pecca decisamente di un inizio affrettato ed un finale fin troppo accomodante, ma tutto ciò che si trova nel mezzo giova di una regia morbida e interpreti perfettamente in parte, con la consueta menzione d'onore per Cruise, ormai attore a tutto tondo.
In definitiva un film più che godibile, piacevolmente lento e ben scritto, prevedibile ma non compiaciuto (apprezzabile la "rapidità" del confronto finale fra il protagonista e il suo conterraneo avversario), che evita la trappola del patriottismo becero in cui altri sarebbero facilmente caduti. Gli manca quel tocco in più, la classe del regista di razza (che qui sceglie invece di abbracciare la sceneggiatura un po' alla Darabont), ma ce ne fossero di film così...
Sul finire dell'800 un capitano allo sbando dell'esercito americano riceve l'incarico di recarsi in Giappone per "creare" un esercito che ponga fine alla ribellione contro l'Impero da parte di un manipolo di samurai. Nel primo scontro l'esercito arraffazzonato dal capitano Algren riceve una sonora sconfitta e l'uomo viene gravemente ferito e catturato dai samurai, che lo portano nel loro campo per curarlo. Qui Algren ha modo di conoscere e apprezzare a filosofia dei samurai e capire come la loro non sia esattamente una ribellione contro l'Imperatore...
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