Regia di Edward Zwick vedi scheda film
Un altro film che paga pegno alle dure leggi dello spettacolo. Tom Cruise passa dall’ America al Giappone. I suoi nuovi nemici saranno i samurai, gli indiani già li aveva sterminati a casa propria. Inutile dire che l’ ex ufficiale scoprirà notevoli somiglianze tra le due culture e quello che non aveva fatto per gli indiani lo farà per i samurai.
Nel film quindi si porta alla luce il problema dell’ incontro tra culture diverse. L’ incontro con l’ Altro, in definitiva. Ma cosa accade?
Accade che l’ Altro è ingabbiato dentro a schemi folkloristici e mitizzanti che ne portano alla luce solo il valore e la forza morale e la tradizione. Elementi ai quali Tom Cruise, in piena crisi esistenziale, aderisce per ritrovare se stesso e l’ onor perduto.
Il fatto che gli americani si trovino sempre dalla parte sbagliata è puro contorno, l’ importante è che Tom (Americano Doc) capisca quale sia la parte giusta e combatta per essa.
La cosa ridicola di questi film è che gli americani ritornano sul passato senza pensare minimamente al presente. D’ accordo che è un film di intrattenimento però le loro lacrime da coccodrillo hanno veramente straripato da ogni argine di umana sopportazione.
Tom Cruise interpreta molto bene il suo ruolo, forse perchè incarna con il suo volto e il suo corpo l’ anima buona dell’ America, quell’ anima che un tempo sapeva riconoscere le ingiustizie e combatteva contro di esse.
Spettacolari quanto basta le scene di battaglia, spirituali quanto basta le ambientazioni nel Giappone rurale di fine ottocento.
Ma la storia si ripete perennemente uguale a se stessa.
La cultura giapponese ne esce fuori come un qualcosa di esotico e misterioso, dove gli uomini corrono incontro alla morte con consapevolezza e coraggio. Se ci si vuole avvicinare veramente al pensiero orientale si guardino i film di Kitano che trasudano la grande forza morale dei suoi antenati.
Lui si che è l’ Ultimo dei samurai.
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