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Spy Kids. Missione 3-D Game Over

Regia di Robert Rodriguez vedi scheda film

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La recensione su Spy Kids. Missione 3-D Game Over

di FilmTv Rivista
8 stelle

Robert Rodriguez per ricordarci e ricordare a se stesso che è un autore estroso e abbastanza originale nella Hollywood del terzo millennio scrive, dirige, monta, compone la musica, produce, supervisiona gli effetti speciali, imposta le scenografie del terzo episodio del suo seriale sulla famiglia di spie dal sangue latino e impavido. I Cortez (i figli, Juni, Alex, i genitori Gregorio e Ingrid, e i nonni) non sono né gli Addams né gli Osbourne né i Simpson. Sono strani e buffi quanto basta e hanno un mestiere non inconsueto al cinema: sono spie, abili, temerarie, astute. Più che nel giardino di casa, in piscina o ad un barbecue-party le troviamo in mezzo ad isole popolate da esseri mostruosi, a bordo di macchine che volano o si inabissano, a caccia di cattivi che vorrebbero manipolare, con giochi, pupazzi, gadget ed esseri virtuali, il futuro del mondo cominciando dalla mente dei più giovani. E sono proprio i kids, i nemici imbattibili degli arcicattivi da fiaba postelevisiva. In questo terzo episodio, più che nel secondo, padroni assoluti dell’intreccio sono i minorenni e gli adulti ricoprono il ruolo di simpatiche “spalle”, entrano in scena come graditi ospiti d’onore, da Banderas alla Hayek, da Clooney a Paxton, da Buscemi a Cumming (molte delle loro battute sono frutto di connessioni intertestuali). Tra le partecipazioni speciali è divertente quella di Elijah Wood. Protagonista assoluto questa volta è il più piccino dei Cortez, Juni, che deve entrare in un enorme videogame per salvare la sorella, intrappolata in uno dei livelli del gioco, Game Over, programmato con intenti loschi, dal Giocattolaio, un Sylvester Stallone dalla personalità multipla che mette in mostra alcune delle sue doti (sottostimate?) per la commedia. Il regista, portando i suoi personaggi nel cyberspazio, nella topografia colorata e incalzante di corse spericolate, match robotici in un’arena, surf sulla lava, combattimenti, smanettoni, codici, prove (guida, sport, sparatutto, picchiaduro, azione e avventura), pensa ad un Tron più moderno e scanzonato. Utilizza, come James Cameron, nuove videocamere, compensa con una immaginazione smagliante alcuni gap tecnologici e rispolvera, con ottimi risultati, il formato 3D rifiutato e abbandonato da decenni. Il cinema postmoderno costringe lo spettatore ad abbandonarsi nello schermo amniotico, Rodriguez, che è un nostalgico, vorrebbe portare gli oggetti e i personaggi fuori dallo schermo e lanciarli addosso a chi guarda/gioca.

 

Recensione pubblicata su FilmTV numero 2 del 2004

Autore: Enrico Magrelli

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