Nella Roma dei giorni nostri, un folle psicopatico amante del poker, uccide giovani donne che tuttavia prima segrega e tortura, dando loro la pena capitale dopo aver costretto la polizia a sfidarli on line al videopoker.
La tenace poliziotta Anna Mari, coadiuvata dall'aiuto britannico John Brennan, cercano di stare al gioco dell'assassino e, trovato per caso un nerd abilissimo a destreggiarsi in tale gioco, decidono di sfidare l'assassino.
Riusciranno ad evitare un omicidio, ma non alcuni altri successivi, fino a comprendere che il folle psicopatico, è senza dubbio una persona molto vicina al distretto di polizia.
Più che la vicenda, che in sé potrebbe anche starci, ad apparire totalmente incongrui e mal assemblati sono quasi tutti i personaggi coinvolti, oltre che la costruzione di alcune scene, davvero sconcertanti: prima fra tutte quella del duello tra la polizia e il folle, con la donna prigioniera che urla terrorizzata a dirotto (tutta d'un fiato, senza mai una tregua, come fosse una registrazione ripetuta) col resto della polizia che fa il tifo per il nerd e se ne infischia della vittima: comicità involontaria imbarazzante come poche altre, degna di uno scempio come il successivo La Terza madre.
Stefania Rocca ce la mette tutta per minimizzare l'imbarazzo di certi dialoghi e situazioni a cui appare costretto il suo personaggio, ed in certe scene di suspence (l'inseguimento di Silvio Muccino nei confronti di una donna assoldata dall'assassino, e l'aggressione in casa della protagonista) funzionano piuttosto bene. Stavolta ci viene risparmiata Asia Argento (e la Rocca davvero contribuisce a rendere più accettabile il personaggio scritto malissimo della protagonista), ma interviene l'altra figlia di Argento, Fiore, che a vent'anni dalla sua apparizione in Phenomena (ove, ai tempi ragazzina, risultava essere la prima vittima del mostro, decapitata tra le rocce dal nano crudele), qui si guadagna il ruolo dell'unica superstite del maniaco.
Liam Cunningham sembra uscito dal cilindro di un mago pasticcione, ma almeno dimostra di stare al gioco con un pizzico di ironia tutta british, mentre il ruolo di Claudio Santamaria appare senza costrutto fino alla fatidica scena finale, in cui tutto è costretto in qualche modo (assai raffazzonato) a quadrare..
Ma resta imperdonabile la definizione dei personaggi secondari dei poliziotti, la descrizione del clima cameratesco, quasi da partita dei mondiali, che anima il distretto di polizia nell'affrontare le violenze del mostro.
In questa occasione davvero la coppia di sceneggiatori Argento + Ferrini ha dato davvero il peggio di sé assieme a Il fantasma dell'Opera e al già citato e sciagurato La terza madre.
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