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Il cartaio

Regia di Dario Argento vedi scheda film

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La recensione su Il cartaio

di maso
2 stelle

"Il Cartaio" è forse il punto più basso della carriera di Dario Argento.
Benchè potrei paragonargli come pochezza qualitativa "Non ho sonno" devo rilevare che quel film ha almeno il pregio di riesumare un intreccio e delle atmosfere tipiche dei suoi film d'esordio mentre il film che andrò ora a demolire senza pietà vuole in qualche modo rifarsi ai thriller americani della nuova generazione sfruttando il veicolo avvilente del computer e del video poker che ha una grafica ed un ritmo di configurazione che erano già passati di moda quando questo obrobrio era in fase di montaggio, ogni qual volta il film dovrebbe far rabbrividire con le partite si cade in uno squallore filmico totale che è anche più insopportabile visto il lamento continuo della vittima der cartaro, che per capire chi è basta accorgersi di chi non c'è nell'ufficio di polizia a seguire la partita, il che fa lievitare ancora di più lo strazio della visione evidenziando inesorabilmente la pochezza di una sceneggiatura scritta con tutta probabilità sulla tazza del cesso, dopo il buffè di matrimonio di Asia, che nonostante tutto incarterei nel mio cartoccio di patate.
Le fasi di raccordo sono infinitamente tediose, e la recitazione di bassa lega manifestata da tutto il cast favorisce lo sbadigliamento; ma la vetta dell'orrido in questo film si raggiunge con l'entrata in scena del salvatore della patria, il ragazzo prodigio del poker telematico, l'attore che mancava nel firmamento della New Cinecittò der paese d'o zio cantante, lui zeppola kid, lui con il suo istrionismo del distrofismo mentale: Muccino junior, perchè io devo struggermi di invidia per il culo stellare di sto cesso d'attore che ha scalato in quinta marcia sulla corsia d'emergenza costruita sulla A1 con i soldi incassati da Muccino senor, perchè?......perchè?
Meno male che il killer mi fa sognare illudendomi di farlo  fuori per l'unica emozione veramnete finta che ho provato lungo tutta la visione di questa cosa impropriamente chiamata film, dalla quale non salvo nemmeno Stefania Rocca non più mica così buona come in "Nirvana" ed inguardabile specialmente nel suo aboninevole battibecco finale con il killer che più che un cartaio sembra un cartone, ma non animato, bensì rifiutato da un barbone della stazione centrale de er Tufello.
Ebbene si questa cosa è una vergogna per il cinema glorioso di Dario Argento che ormai realizza film con l'unico intento di allungare la sua lista, non vedo altri motivi.

Su Silvio Muccino

Trovo difficile recitare peggio di così.

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