Regia di Luigi Comencini vedi scheda film
Non è una moda recente quella delle occasionali puntate sul piccolo schermo da parte di blasonati registi cinematografici: nella nostra produzione audiovisiva abbiamo una sorta di punta di diamante, apoteosi di un altissimo artigianato al servizio del mezzo televisivo e a sua volta di una televisione al servizio dell’altissimo artigianato. Le avventure di Pinocchio è probabilmente il miglior sceneggiato televisivo italiano ed è anche uno dei più amati e celebrati. La sua riduzione cinematografica è inferiore alla serie in cinque episodi, ma conserva intatta la costruzione di un immaginario che ha in sé la consapevolezza della tradizione, la pedagogia del messaggio, l’autonomia creativa di un autore. Partendo dal capolavoro di Collodi, Luigi Comencini e Suso Cecchi D’Amico operano anzitutto sui personaggi: forse pure per una banale questione pratica (come far recitare un pezzo di legno senza effetti speciali?), è geniale la scelta poetica di trasformare Pinocchio in bambino sin dal principio, condannandolo a tornare pezzo di legno allorquando si comporta male, permettendo all’attore-bambino Andrea Balestri di conferire al protagonista il candore e lo scetticismo della toscanità d’origine; e molte lodi merita anche il lavoro su Geppetto come commovente padre che incarna l’amore incondizionato per il figlio, ruolo con cui un indimenticabile Nino Manfredi raggiunge vette di straziante umanità. E sono da elogiare anche il recupero della brulla ed aspra Toscana, ritrovata nelle province romane e viterbese, a far da sfondo all’opera-mondo e la dignità estrema dei costumi tutt’altro che opulenti di Piero Gherardi. Senza dimenticare, naturalmente, la memorabile colonna sonora di Fiorenzo Carpi e un grande plotone di non protagonisti (su tutti Franco e Ciccio sdoganati come gatto e volpe, Vittorio De Sica giudice superficiale, Gina Lollobrigida fata materna), che impreziosiscono un prodotto intramontabile.
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