Regia di Joseph L. Mankiewicz vedi scheda film
Un tuffo nel passato alla riscoperta della figura, ormai tramontata, della primadonna: una dominatrice delle scene volubile ed isterica, che questo film pare voler identificare con l’apoteosi dell’eterno femminino. La professione di attrice teatrale come sogno da fanciulle di provincia e l’età di quarant’anni come inizio della parabola discendente sono anacronismi che ci ricordano la preistoria della nostra epoca, quando il mondo dello spettacolo era ancora esente dagli artifici televisivi delle veline e dei reality. A quel tempo la compenetrazione tra finzione e vita vissuta era, almeno a livello ideale, quella operata dalla passione per la recitazione, dal coinvolgimento emotivo nel momento di interpretare un personaggio: una magia propria della dimensione artistica, trasfusa allo spettatore sotto forma di illusione scenica, e pervasa di sfumature letterarie, la quale, purtroppo, al giorno d’oggi, non trova più posto all’interno della sfera popolare. Queste sono le riflessioni che, di fronte al film - al di là delle meschinità ritratte, per altro comuni ad ogni ambito sociale – ci fanno sospirare di nostalgia per quelle “stelle” di una volta, che non morivano di sponsor e di share, bensì lentamente declinavano, col colorito offuscato da strati di cipria e dalla troppa polvere respirata in palcoscenico.
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