Regia di Michael Haneke vedi scheda film
Michael Haneke è assolutamente unico e inconfondibile e, ogni volta, ci stravolge e affascina con i suoi film estremi e atipici.
71 frammenti di una cronologia del caso è un ottimo film, anche se dopo la visione di un qualsiasi suo film, come sempre, viene da chiedersi quanto sia stato ripreso e scritto per colpire e quanto, invece, abbia realmente un senso e uno scopo.
La pellicola è di nuovo incentrata sul messaggio che Haneke distribuisce in tutta la sua opera, la forte accusa verso la televisione, costante presenza quotidiana che filtra e trasmette messaggi e che assume quasi la forma e il ruolo di prsenza reale e che ci condiziona necessariamente, come tutte le altre persone che abbiamo attorno, come il comportamento della bambina è condizionato dai suoi genitori adottivi, quello del bambino profugo dall’impostazione sociale (formata per l’appunto dalle persone), quello del ladro delle pistole dalle richieste ecc ecc. Le reazioni e gli atteggiamenti sono condizionati inevitabilmente anche dalla tv, dalla tecnologia (giochi del computer e nuovi strumenti elettronici, dal telefono…) sempre presenti nelle inquadrature, nell’aria, sotto i discorsi le voci i suoni.
L’idea del frantumare le scene rende ancora più accattivante il film, che con tagli appunto casuali rocamboleschi e veloci da ancora più senso di realtà al film.
Freddo, oggettivo, dermatologicamente inquietante, il film che precede Funny Games e La Pianista conferma e impone il cineasta austriaco come uno dei più intelligenti e interessanti registi contemporanei in circolazione.
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