Regia di Luis Buñuel vedi scheda film
Il bruto è un lavoro che lo stesso Bunuel quasi completamente disconobbe; eppure, nonostante il film non abbia la forma che il regista avrebbe voluto dargli esattamente, non è un'opera da mettere nel dimenticatoio senza dargli prima un'occhiata, quantomeno per curiosità. Il personaggio principale è un energumeno senza cervello che scopre di avere un cuore: un ritratto umano, vivo e partecipe, quasi colmo di pietà nei confronti di questo bestione violento e dissennato. Metaforicamente (ma il più fitto simbolismo bunueliano è ancora lontano da venire) è una sorta di parabola sulla violenza ed il declino del genere umano, sopraffatto da un inarrestabile 'brutalità' autolesionista; basti pensare che siamo nei primi anni '50 ed è ancora ben vivo il ricordo della seconda guerra mondiale (e per il regista anche della prima). Miseria, sofferenza ed una tensione irrealizzabile verso l'amore: quanto esce da questo Bruto è davvero un gelido e pessimistico ritratto dell'umanità. Forse un lavoro da rivalutare. 6/10.
Pedro detto il Bruto è un energumeno assoldato da un vecchio spietato che vuole intimidire quattro suoi inquilini per convincerli a traslocare. Con un pugno, pensato come 'avvertimento', il Bruto uccide uno degli inquilini: tutti traslocano immediatamente; ma l'energumeno scopre di avere un cuore quando conosce la figlia dell'uomo che ha inavvertitamente ucciso. Decide di sposarla, senza rivelarle di avere ucciso suo padre, cosa che però farà una rivale gelosa: per il Bruto è la fine.
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