Regia di Brian Yuzna vedi scheda film
Alan Feinstone è un professionista che esercita con successo l’attività di dentista; ha una vita agiata con tanto di villa sfarzosa, moglie sexy e studio odontoiatrico colmo di clienti. Nonostante questo è morbosamente ossessionato dalla pulizia, fino ad assumere spesso un comportamento maniacale per tutto ciò che i suoi occhi vedono come “corrotto”, “compromesso”, “sporco”; riflette inoltre sul valore del suo operato ascoltando musica classica durante i narcisistici tragitti in macchina. La stabilità mentale esploderà quando si renderà conto della relazione extraconiugale della consorte con il giardiniere, trasformandosi in breve tempo in una veemente, spietata follia omicida sfogata sugli ignari pazienti… Brian Yuzna si addentra in tematiche codificate (l’ambiguità dell’alta società, la crudeltà antropologica scaturita dall’inconscio, il modus operandi inefficace delle autorità) per inscenare un gioco al massacro crudissimo. Grazie ad una fotografia ruvida e fredda nelle tonalità esalta una parvenza condensata in efferate, stordenti sequenze splatter artigianali. Il Grandeur truculento redige uno show raccapricciante fatto di risvolti ed immagini in un quadro repellente, estremamente brutale: “The Dentist” è un exploit sadico, rivoltante, intemperante. Si tratta di un horror ove le chiavi di lettura attinenti ai lati sinistri e bestiali della natura umana si allacciano ad una rappresentazione infernale scandagliata dallo sguardo virtuosistico e dalla mano chirurgica di un demiurgo sempre pronto a sfiorare l’eccesso e superare le barriere del tollerabile mantenendo però lucidità e coerenza di prospettiva, anche quando i personaggi e le circostanze si avvicinano a caricature e situazioni alquanto ordinarie. Un discorso a parte va relegato al protagonista, la perfetta incarnazione dell’essenza del male: Corbin Bernsen. Una figura dalla psicologia perversa ed inquietante, interpretata con una straordinaria perizia attoriale nell’evoluzione scellerata di un medico precipitato nel baratro di una diabolica, selvaggia pazzia. Un atteggiamento dissimulante non privo di espressioni sibilline ed angustianti (evidenziate con una naturalezza mimica fuori dal comune) ne profila un serial killer da incubo che non si dimentica facilmente, in grado di turbare le nostre notti insonni. Gli occhi da predatore, il volto costantemente arcigno e l’indole bieca (esente da ogni qualsivoglia rimorso) gli conferiscono una sagoma ferina veramente iconica. Il film di Yuzna, comunque, è lontano dal convincere pienamente. Diverse sotto-trame non sono sviluppate a sufficienza, qualche volta il ritmo rallenta senza un motivo considerevole e uno degli aspetti stuzzicanti, ovvero la visione onirica legata al delirio di Feinstone, avrebbe meritato un’estensione introspettiva più intensa. Ci si trova pertanto di fronte ad un prodotto ingiustamente deriso e bistrattato da critica e pubblico (imbarazzante la percentuale su Rotten Tomatoes!), il quale, indubbiamente, ha dei limiti, e non è consigliabile agli stomaci deboli, ma cui si dovrebbe serbare l’attenzione “di nicchia” che merita.
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