Regia di Bent Hamer vedi scheda film
Durante il secondo dopoguerra, una ditta svedese è occupata in una ricerca volta allo studio delle abitudini delle famiglie in cucina, con un occhio particolare verso gli scapoli. Così, un gruppo di ricercatori viene inviato in uno sperduto paesino in Norvegia abitato da soli uomini scapoli per studiare le loro abitudini; i ricercatori dovranno posizionarsi su un seggiolone modello "arbitro di tennis" nella cucina della "cavia" assegnata e riportare il maggior numero possibile di dati senza mai interagire con lui: non dovrà parlargli, non dovrà mangiare né bere con lui, non dovrà, insomma, interferire nel suo comportamento.
All'impiegato svedese Folke viene affidato il compito di monitorare il signor Isak, uomo solo, taciturno e burbero, dovendo anche superare non solo l'ostilità che si riserva ad uno sconosciuto in casa propria, ma anche la diffidenza che intercorre fra svedesi e norvegesi.
Isak, quasi per ripicca, non fa alcunché in cucina e cerca anzi di ribaltare i ruoli, mettendosi anch'egli ad osservare staticamente il suo osservatore; ma Isak e Folke sono entrambi uomini profondamente afflitti da un senso di solitudine, senza parenti e isolati nell'impersonale neve scandinava, che dopo lunghi silenzi si rendono pian piano conto di aver forse trovato quella compagnia che non erano mai riusciti a trovare.
Questo film del norvegese Hamer non è una commedia vera e propria, ma un film sull'amarezza e sulla quasi totale irreversibilità della solitudine, permeato di un leggero humour. Simpatico, intelligente e senza troppe pretese, risulta eccessivamente lento e privo di dialoghi per poter davvero attrarre una fetta più vasta di pubblico; mi ha ricordato Una storia vera di Lynch, più umoristico e un pizzico meno riuscito.
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