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George Washington

Regia di David Gordon Green vedi scheda film

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La recensione su George Washington

di mck
9 stelle

Green cerca la Bellezza tra la ruggine del mondo e trova invece ciò che il suo conterraneo d'adozione Malick (i 2 sono texani...del midwest) aveva già scoperto col suo primo dittico (per poi dimenticarsene e tentarne anni più tardi una ricostruzione) : una sorta di preesistente, mitopoietica Grazia che scontorna i margini del reale, evidenziandoli.

 

BrownFields del North Carolina.
Di cimiteri prematuri n'è pieno il mondo, la massicciata della ferrovia ne ospita solo un po' di più.

Ti accorgi del cane solo quando si stiracchia sgranchendosi. Il suo pelo ha il colore del terreno battuto su cui è sdraiato, sporco. Scuoiato, George se lo infila sulla testa a mo' di Davy Crockett della bible belt. George spintona. George si tuffa (nella propria disostosi cleidocranica). George ha una foto di George Senior, non (ancora) W., in camera, ma è un altro George, W., che George vuol diventare.

David Gordon Green, qui al suo esordio nel lungometraggio, scrive (un minimalista postmoderno-massimalista coming of age) e dirige (zoom, panoramiche, bruciature di fine rullo).

Quella che diverrà la sua rodata, consueta, fidata squadra artistica e tecnica è all'opera :
- il Montaggio ''linearmente ellittico'' di Zene Baker e Steven Gonzales.
- la Fotografia densa, limpida e profonda di Tim Orr che nuota nella luce radente delle Rosy Fingered SunRise/SunSet.
- le Musiche di Michael Linnen e David Wingo (quest'ultimo collaboratore abituale anche di Jeff Nichols) permeano accordandosi stridentemente con le suburbane badlands abitate armonizzandosi in controtempo con la natura del paesaggio umano.

Nasia/Candace, George/Donald, Vernon/Damien, Buddy/Curtis e Sonya/Rachael [con i professionisti Eddie Rouse (Kissy in “WestWorld - stag. 1” : se il suo personaggio scompare dalla serie dopo il pilot è perché l'attore è morto per insufficienza epatica duranti le prime fasi della lavorazione, già nel 2014) e Paul Schneider] vivono. 

 


“Quando te ne vai in giro con nessuno a ridere con te, o a tenerti la mano, è tutto un altro modo di camminare, sapete?”
Il narratore (Nasia) in “George Washington” di David Gordon Green (2000)

«C'è un bambino di tre anni che non ha ancora incominciato a parlare, suscitando le preoccupazioni dei genitori. Una sera, durante la cena, il bambino dice improvvisamente che odia i piselli. Quando il papà gli chiede stupefatto perché non avesse mai parlato prima, il bambino risponde: “Perché finora andava tutto bene”.»
Percival Everett - “Glyph” - 1999 (“Glifo”, Nutrimenti, 2007)

“Che nessuno venga a raccontarmi che l'infanzia trascorre in un presente senza tempo: è piuttosto una febbre di futuri, un ardore di continue anticipazioni.”
Steven Millhauser - “Edwin Mullhouse : the Life and Death of an American Writer (1943-1954), by Jeffrey Cartwright” - 1972 (Fanucci, 2005)

“ This girl, she didn’t know where she was goin’ or what she was gonna do.
She didn’t have no money on her.
Maybe she’d meet up with a character.
I was hopin' things would work out for her.
She was a good friend of mine.”
Linda (Manz) in "Days of Heaven" di Terrence Malick (1978) 

 


David Gordon Green cerca la Bellezza tra la ruggine del mondo, e trova invece ciò che il suo conterraneo d'adozione Terrence Malick (entrambi diventati adulti in Texas ma cresciuti l'uno in Arkansas e l'altro in Illinois) aveva già scoperto col suo primo dittico, per poi dimenticarsene, e tentarne, anni più tardi, una ricostruzione : una sorta di preesistente, mitopoietica Grazia, spogliata d'ogni superfluo e posticcio misticismo e ricondotta a Set Than Life. 

Oltre la ''razza'', fare del personale l'universale.
Sogni marginali, scarpate ferroviarie, cose così.

* * * * ½ (¾)

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Sintonie (elenco parzialissimo) :

- “Gummo” di Harmony Korine (1997)
- “RatCatcherdi Lynne Ramsay (1999)
- “Julien Donkey-Boy” di Harmony Korine (1999)
- “UnderTow” di David Gordon Green (2004)
- “Palindromes” di Todd Solondz (2004)
- “Mysterious Skin” di Gregg Araki (2004)
- “Taurus” di Bas Devos (2006) 
- “Paranoid Park” di Gus van Sant (2007)
- “Corpo Celeste” di Alice Rohrwacher (2011) 
- “Low Tide” di Roberto Minervini (2012)
- “Mud” di Jeff Nichols (2012)
- “Joe” di David Gordon Green (2013)
- “Stop the Pounding Heart” di Roberto Minervini (2013)
- “Violet” di Bas Devos (2014) 
- “le Meraviglie” di Alice Rohrwacher (2014) 

- "BoyHood" di Richard Linklater [(2002→)2014]
- “MidNight Special” di Jeff Nichols (2016)
- “Stranger Things” di Matt e Ross Duffer (2016)   

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