Regia di Fausto Tozzi vedi scheda film
Mi ricordo le birre bevute sui gradini della fontana della piazza di Santa Maria in Trastevere e gli artisti di strada e le peroni scolate ai tavolini del Bar San Callisto, un po' più in là, dove ancora si potevano vedere i reduci dei fattoni degli anni settanta, quelli che in questo film appaiono in vesti da hippy e con i capelli lunghi, fra loro c’è Nino Manfredi, pittore psichedelico e poliziotto con il vizio del fumo, già perché marijuana e hashish ti rincoglioniscono (e in alcuni casi è pure vero) e gli acidi (probabilmente le pasticchette di cui si parla) ti fanno dimenticare la bruttezza del mondo per fartelo vedere più colorato (che stronzata) ma qui la “droga” è male e basta e i giovani ne dovrebbero stare alla larga (quale indecente morale), poi c’è uno schifo variegato che emerge dalle immagini nei confronti di froci, ne(g)ri e fricchettoni, mentre altre cose si osservano con maggiore accondiscendenza come le mignotte, gli strozzini, i contrabbandieri e i nullafacenti vari perché fanno parte del folklore locale, poi c’è il vino, quando un gruppo di anziane signore si sbronzano di brutto, intonando stornelli e pisciandosi addosso, in un’orgia di panze e sottane alzate, dalle parti del Divino Amore, in una comunione di rancide risate, ma l’alcol è così, unisce e rallegra e soprattutto non è una “droga”. O è quella legale e allora chissenefrega.
Trastevere. E quel poco che ne è rimasto. Qualche bar, qualche trattoria. Poi orde di turisti in movimento. Vittorio De Sica cerca il suo cagnolino e istrionico si aggira fra i vicoli del quartiere. Il popolo se ne è andato da un pezzo, morto e sepolto. I prezzi delle case sono irraggiungibili. I tossici sono spariti. Gli stornelli sono stati dimenticati, le poesie di Trilussa, pure.
Trastevere alla sera. Poco prima del tramonto. Con le sue luci e i suoi colori. E’ una sensazione che mi porto nel cuore. E che lì rimane, senza sbiadire.
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