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Le spie

Regia di Henri-Georges Clouzot vedi scheda film

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alan smithee

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La recensione su Le spie

di alan smithee
7 stelle

H-G. CLOUZOT

Quando il direttore e medico di una clinica psichiatrica parigina piena di debiti, dottor Malic, riceve dal colonnello americano Howard, direttore del centro di guerra psicologica statunitense che collabora in via segreta con le reti di spionaggio Usa, l'incarico di ospitare, dietro lauta e salvifica ricompensa, una spia di nome Alex, da quel momento tutto cambia nella vita ordinaria e nell'aria che si respira nella clinica.

Il personale cambia a sua insaputa ed improvvisamente; nuovi individui si trovano a soggiornare nel centro, e tra questi, tutti tipi bizzarri e loschi, uno dichiara di essere l'inventore di una nuova testata nucleare.

A poco servono le proteste del direttore del centro, che, allettato dalla somma necessaria per tirare avanti, diviene sempre più contraddetto per quel clima di sotterfugio e sospetto ove ognuno diviene nel contempo spia ed oggetto di osservazione, e dove allusioni, velate minacce, intrighi impossibili ed indecifrabili, finiscono quasi per far esplodere quella pentola in ebollizione che è divenuto il centro di recupero per folli. 

L'azione sul finale, concitato e complicatissimo, si sposta su un treno, dove i corridoi e le stanze si rimpiccioliscono ulteriormente, accrescendo quel senso di soffocamento a cui lo stesso Henri-Georges Clouzot tiene in modo imprescindibile, e che non gli impedisce di giostrare la sua abile tecnica di ripresa tutta addosso ai suoi personaggi, anche attraverso agili manovre repentine che bene conosciamo e che hanno reso unico lo stile del gran maestro della suspence.

Un Clouzot ironico, che scherza col fuoco, e non si sa mai bene come prendere, anche a causa dei suoi personaggi bizzarri, spesso sopra le righe, eccessivi, caricaturali, irresistibili nella foillia che li descrive e tiene assieme, e che ben si addicono ad un centro per la cura delle malattie mentali, entro il quale malati tradizionali e nuovi invitati ben si amalgamano per formare un girone della follia memorabile.

Il centro di cura assomiglia molto, grazie anche al bianco e nero fuligginoso che contribuisce a creare un senso di inquietudine attorno a quell'alveare di intrighi, al collegio teatro dei complotti matrimonial-sentimentali che hanno reso un capolavoro l'ottimo e teso thriller I diabolici.

Questo film è accomunato anche al presente dalla presenza della carismatica attrice Vera Clouzot, moglie affascinante e dal viso intensissimo del regista, sceneggiatrice anche di altre opere del marito, e qui alla sua terza ed ultima apparizione (scomparve un paio di anni dopo a 46 anni a causa di un attacco di cuore): una prova solo apparentemente di contorno, nella quale l'attrice impersona una malata affetta da mutismo psicologico: circostanza che costringe l'interprete a recitare quasi esclusivamente solo con l'espressività del bel volto. Una sfida vinta che la rende una interprete davvero sensuale e indispensabile, purtroppo visibile solo nelle tre opere del marito (in Vite vendute, altro capolavoro, appare come la sensualissima cameriera che fa impazzire Montand, in un ruolo fugace ma completamente indimenticabile per l'erotismo che emana e comunica), e solo ne I diabolici in un ruolo da vera protagonista. Sempre sul versante delle interpretazioni, Gerard Sety, interprete pressoché sconosciuto,  è bravissimo a rendere le titubanze e le insicurezze di un medico coinvolto entro un intrigo che va oltre la sua immaginazione, e lo conduce addentro ad un vortice senza ritorno, mentre Peter Ustinov sciorina verve ed ironia, qualità che da sempre lo hanno reso un interprete raffinato e di gran classe, e infine Curd Jurgens, nel ruolo di Alex, unisce inscindibilmente lampi di genio e di follia in una stessa persona, non senza ostentare, con una certa pertinenza, una sana dose di sarcasmo verso situazioni e vicissitudini da Guerra Fredda proprie du quel periodo, non meno intricate ma tutt'altro che inventate.

Tornando a Le spie, il film va visto più nel suo ironico e frenetico susseguirsi di gags e di sotterfugi, senza peraltro scoraggiarsi troppo se si tende sempre e puntualmente a perdere un pò il filo della narrazione, a mio avviso deliberatamente fumosa e giocata tutta sul filo della follia, quella che rende certi matti come persone da internare, ed altri invece li eleva a scienziati nelle cui (perverse e poco attendibili o rassicuranti) mani affidare le sorti del nostro pianeta, funestato da una minaccia atomica tutt'altro che sottovalutabile.

Tra l'altro il film, per certi versi datato, in qualche caso affronta tematiche molto attuali proprio ai giorni nostri: la bomba atomica nelle mani di due esponenti di potenze mondiali che definire eccentrici significa sminuirne ingenuamente la follia conclamata che li muove; oltre alla circostanza dell'avvelenamento di spie, qui presente nel finale concitato e confusionario, che è proprio in questi giorni una circostanza di cronaca assai attuale e in grado di pregiudicare i rapporti diplomatici tra due tra i paesi emblema della Occidentalità, e del suo esatto contrario, in un ritorno alle atmosfere da Guerra fredda che preferiremmo vivere come un capitolo ormai chiusio definitivamente.

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