Regia di Cornel Wilde vedi scheda film
Fin dalle prime sequenze, “Spiaggia Rossa” mi ha fatto venire in mente le migliori opere di Terence Malick e Samuel Fuller. L’incipit del film è poi quasi identico ai primi 26 minuti di “Salvate il soldato Ryan”, quelli dello sbarco in Normandia con relativa carneficina. Non si può certo dire che la vicenda narrata abbia una trama molto originale. Si raccontano infatti le gesta di un reparto americano in Giappone durante la Seconda Guerra Mondiale. Nulla di nuovo, dunque. Tuttavia, in un film che più bellico, più violento e più d’azione non si potrebbe, Cornel Wilde riesce ad introdurre riflessioni filosofiche, note di poesia e addirittura un pizzico di erotismo, attraverso la visione dei ricordi personali dei singoli personaggi, siano essi americani o giapponesi. Grazie a questi elementi, sono restato inchiodato davanti allo schermo, a dispetto delle numerose scene d’azione, di cui sono tutt’altro che appassionato. La pellicola è del 1967 ed è girata secondo i canoni dei molti film di quell’epoca sulla guerra del Vietnam. Qui, Giapponesi e Americani se le danno di santa ragione, si fanno davvero molto male (corpi dilaniati, arti amputati) la sofferenza fisica viene mostrata crudamente, che si tratti di soldati di una parte o dell’altra, quasi a voler dire che il dolore è uguale per tutti. Molto riuscite le scene girate all’interno della giungla tropicale e buona colonna sonora, costituita più da rumori e da singole note ripetute che da veri e propri temi musicali. Incredibile che una simile perla del cinema bellico non abbia ancora ottenuto una sola opinione prima di questa.
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