Regia di Ivan Passer vedi scheda film
Ricordavo John Heard per qualche tv-movie, o in ruoli da comprimario o da borghese giacca-e-cravatta. Fa sensazione trovarlo qui nei panni di un reduce dal Vietnam storpio, rozzo e astioso, con benda nera sull’occhio, un incrocio tra un iracondo Jack Nicholson e il Kurt “Snake Plissken” Russell. Anche un Jeff Bridges mai qualunque, qui in versione damerino, non può far altro che lasciargli il palcoscenico. Il film può apparire fatuo e inespresso, ma al contrario è un precisa condanna del “sistema”, inteso come un potere economico-politico-industriale che si percepisce come presente, appiccicoso, opprimente, ingiusto, criminale quasi per definizione, ma anche astratto, intoccabile, indefinibile, inafferrabile, ben mimetizzato e coperto, forse dopotutto persino operante nei confini della legalità. Da qui l’ossessione che diventa pura paranoia, mossa da indizi più che da prove di rilevanza penale, di perseguirne l’abbattimento, per poi constatare la propria piccolezza di fronte ad esso, l’assoluta incapacità di venirne a capo e infine il proprio annientamento, in una perfida beffa servita dal destino. Film da (ri)scoprire.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta