Regia di Júlio Bressane vedi scheda film
Scusate, ma non riesco proprio a capacitarmi del fatto che un "Dillinger è morto" venga ritenuto da alcuni un film datato, mentre questo inguardabile e presuntuoso shocker, figlio degenere del Cinema Novo carioca, sia stato salutato da molti come un capitolo imprescindibile nel cinema moderno. Il vuoto e il non-senso dell'esistenza domestica e "borghese", in una società dove teledipendenza e oppressione familiare stringono un cappio attorno all'individuo, privandolo della sua naturale libertà, vengono espressi da Bressane in uno stile ben poco espressivo, sciatto, trasandato: niente a che vedere con il surrelismo del quotidiano con il quale il grande Ferreri rappresentava solitudine e follia dell'Uomo nell'evo (multi)mediatico. In Bressane, c'è solo provocazione gratuita, supponenza, noia. Il suo film è un documento terribilmente datato dell'epoca in cui fu concepito, laddove "Dillinger è morto" è un'opera che, rivista a 40 anni di distanza, resta ancora attualissima, per virtù di stile e profondità di contenuti.
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