Regia di Júlio Bressane vedi scheda film
Alla fine degli anni Cinquanta, mentre nasceva in Europa la Nouvelle Vague, si andava formando in Brasile un movimento cinematografico simile, ma con caratteristiche più rivoluzionarie. I giovani cinefili, attratti dal cinema classico hollywoodiano e anche dal cinema artistico europeo (in particolar modo il neorealismo), iniziavano a incontrarsi nei cineclub e scrivevano articoli che affermavano una necessità di cambiamento produttivo nella cinematografia brasiliana. Il cambiamento avvenne e prese il nome di Cinema Nôvo, che si può brevemente descrivere con le parole del più grande maestro di questo movimento, Gluaber Rocha: "Film tristi, brutti... film che urlano, disperati, dove la ragione non sempre prevale".
Ma artisti come Rocha, Ruy Guerra, Joaquim Pedro de Andrade, erano cineasti decisamente più militanti rispetto ai vari Godard. Il loro era un cinema ancora più nuovo della "Nouvelle" Vague e ponevano alla base della rivoluzione la condizione politica del paese. La loro necessità di fare cinema nasceva dalla volontà di parlare in nome del popolo e di tutte le minoranze. Le aspirazioni nazionali erano il centro tematico e spirituale di questa nuova cinematografia. Film come Il dio nero e il diavolo biondo (Deus e o diablo na terra do sol, 1963) e Barravento (1962) di Glauber Rocha erano la massima espressione di un cinema politico, rivoluzionario. "Il nuovo" che prendeva sopravvento sul "vecchio".
Ma a delimitare i confini e lo sviluppo di questo movimento furono i due colpi di stato che negli anni Sessanta atterrarono il Brasile e tutta la sua produzione artistica e culturale. La repressione politica spinse molti artisti a lasciare il Paese. Rocha, Carlos Diegues e Ruy Guerra iniziarono a lavorare all'estero.
Nel frattempo, mentre il Cinema Nôvo acquisiva prestigio e riconoscimenti internazionali, nasceva in Brasile un secondo movimento cinematografico più estremo: l'undigrudi, ovvero l'underground brasiliano. Questa avanguardia nasceva nei cineclub, nei cinema d'essai, e nelle università. Essa attraverso un'estetica del trash e scene raccapriccianti prendeva in giro la cosiddetta "estetica della fame". Più nuovo del Nôvo e della Nouvelle: ecco cos'era l'undigrudi brasiliano.
I maestri indiscussi erano Rogério Sganzerla, Andrea Tonacci e sopratutto Jùlio Bressane autore del bellissimo ed eccentrico Uccise la famiglia e andò al cinema (Matou a famìlia e foi ao cinema, 1967). L'altra faccia del Cinema Nôvo si esprimeva nei 67 minuti di questo film estremo, che metteva alla base della sua estetica una visione violenta del quotidiano. Non più il popolo, non più la politica, ma il gesto del singolo in una realtà degradata. Quindi "frammenti sparsi di orrore quotidiano", come il ragazzo che in preda alla noia massacra i suoi genitori con un rasoio e poi va al cinema a vedere Perdidos de amor di Euripides Ramos. Un film estremamente patologico e tagliente, ogni inquadratura è come il taglio dell'occhio di Un chien andalou. Ma si rimane estremamente affascinati da questo cinema così primitivo, sporco, e oggi più che mai attuale.
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