Regia di Ron Shelton vedi scheda film
Tutte quelle insegne di negozi, bar, alberghi, ritrovi, oltre alle lettere bianche sopra la collina, che punteggiano i titoli di testa del film e che insistono nel segnalarci che ci troviamo a Hollywood sono un avvertimento inequivocabile. Siamo nel territorio, spolpato, della finta leggenda, della contraffazione, dell’artificio. Hollywood Homicide sembra un film d’azione: una band rap viene trucidata in un club, un’inchiesta serrata e confusa degli “affari interni”, alcuni poliziotti con la fedina penale sporca. Sembra un film su un coppia eterogenea di detective: l’esperto disincantato e la recluta bambocciona. Sembra una commedia: Joe-Harrison Ford nel mezzo di un inseguimento o di una sparatoria si occupa della sua seconda attività: agente immobiliare. Di notte telefona a una radio privata e ha una relazione con una mezza veggente (Olin): la donna del poliziotto che vuole cacciarlo dalla polizia. Calden-Josh Hartnett ha una pessima mira con la pistola, non sopporta i cadaveri, insegna yoga e colleziona donne. Sembra un omaggio al mondo dello spettacolo: Calden vuole fare l’attore (tormenta tutti con la sua versione del Kowalski- Brando); una delle case che Joe cerca di vendere è di un vecchio produttore (Landau); una delle cerimonie-kitsch (le impronte delle mani delle star nel cemento) diventa una comica e ci sono molte frecciatine ad attori e attrici È un film che sembra questo e quello. È - non sembra - un pastrocchio sformato.
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