Regia di Ron Shelton vedi scheda film
Uno dei classici del cinema americano, quindi per esteso della sua peculiare cultura dominante, è la commedia poliziesca. Caratteristiche tipiche di questo genere sono la coppia di sbirri che scoppia, ovvero che sono uno antitetico all’altro, non si sopportano o se si sopportano sono diametralmente opposti uno all’altro, ma nonostante questo si vogliono bene e si aiutano; il caso a cui indagano è sempre qualcosa di sensazionale, tipo un riccone sfondato che vuole dominare il mondo o almeno la città; c’è sempre di mezzo una donna, a volte femme fatale per entrambi i partner o comunque fatale per uno dei due; tanti inseguimenti, tante macchine distrutte, molti nasi rotti a pugni, un cattivo fumettistico e molte battute sboccate.
In Hollywood Homicide c’è molto di questo, ma non necessariamente tutto. A tratti la commedia di Ron Shelton sembra voler distinguersi dal prototipo giocando carte nuove, come lo spiazzamento di situazioni al limite del comico indies, tipo l’imbarazzante scena a casa di Martin Landau, oppure i dialoghi sul filo della commedia d’autore. Purtroppo non è una commedia d’autore, e oltre ai vari passi falsi di sceneggiatura, e ad alcune gag azzeccate sparse qua e là - Hartnett che fa Brando, Ford che va di pelvica - non propone nulla di memorabile.
Il film si vede e si rivide come passatempo. Lo si rivede per amore dei due attori protagonisti che comunque vadano le cose, e giocando Hartnett di sottrazione e Ford di istrionismo, sono simpatici, irresistibili e ben amalgamati tra loro. Lo si rivede perché compie il suo dovere fino in fondo: sviluppa una storia senza sussulti, dove i cattivi sono marci e cattivi davvero e tutto poi si incastra con tutto, e dove gli snodi narrativi sono semplificati apposta per una visione vegetale.
Shelton, fa di tutto per essere cool e distinguersi dai film tipici del genere comico poliziesco, ma le sceneggiatura gli rovina i piani e gli regala solo due bei attori, un po’ sopra le righe, ma sempre apprezzabili.
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