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Looney Tunes Back in Action

Regia di Joe Dante vedi scheda film

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La recensione su Looney Tunes Back in Action

di giancarlo visitilli
8 stelle

Di contro alle scelte degli spettatori d’oggi “che vogliono film d’azione e non hanno musica nel loro cuore”, Joe Dante riporta sul grande schermo le avventure della famiglia dei Looney Tunes, del coniglio Roger, della formosa Jessica, di Daffy Duck, Porky Pig, Titti e Silvestro… tutti facenti parte di quell’unica famiglia, nata nel 1930, per merito della Warner. I figli di questa famiglia, pur essendo il simbolo della grande major americana, hanno uno spessore antinomico, grazie al talento del regista di Gremlins e Small Soldiers, alle versatili interpretazioni di Brendan Fraser (La mummia), Steve Martin e Jenna Elfman.
Looney Tunes, in parte, è figlio di Space Jam (1996), e di Chi ha incastrato Roger Rabbit (1988), film che hanno visto l’incontro tra i personaggi umani e cartoni animati, che hanno lasciato un segno nella storia del cinema degli anni ‘90. Non si capisce (e non c’è peggior male di chi non vuol capire) dove finisce la realtà e dove cominci la finzione.
Joe Dante, attraverso una spy-story, mette a dura prova i protagonisti di Looney Tunes: ora nella giungla, poi nel deserto, poi ancora a Parigi e Las Vegas. Tutti devono salvare il mondo dal piano maligno del Signor Presidente, che vuole impossessarsi di uno speciale diamante per tramutare gli uomini in scimmie, renderli schiavi nelle fabbriche Acme, sul modello Ford, trasformarli di nuovo in uomini e vendere loro i prodotti a prezzi esorbitanti. Chi sarà la prima donna, la star, è difficile dirlo, ma capirlo no, se almeno per un’ora e mezza ci si mette nella disposizione giusta per pensare con la mentalità americana. Non facile con un regista di tale spessore.
I personaggi di Looney Tunes sembrano obbedire e partecipare a tutti i comandi per sbarazzarsi del nemico. Non è già stato così anche per i quattrocento soldati già morti (e chissà quanti ancora…) a proposito della caccia al nemico in Iraq? La differenza è che nel film il nemico è sinonimo di Presidente (!). Joe Dante firma un film al fulmicotone, pari al contenuto degli ultimi scritti di Michael Moore. Utilizza: il personaggio d’un cartone classico e tanto amato, Willy il Coyote, per descrivere l’orrore della storia attuale, in cui, come Willy, ci si appresta a maneggiare armi, appena ordinate via Internet; il capo dell’equivoca Acme Corporation, alla ricerca del Blue monkey Diamond, una pietra, preziosa quanto il petrolio, che permette al suo possessore di dominare il mondo. Adopera Bugs Bunny, a casa di Damian Drake, per ricostruire la famosa scena della doccia di Psyco, così come la stessa scritta sui missili della Acme, che riportano la stessa scritta della bomba atomica utilizzata in Il dottor stranamore. Si fa memoria dell’Area 52: chiaro omaggio all'Area 51, resa famosa dagli X-Files, popolata da creature omaggio ai B movies degli anni ’50 e ‘60, nei confronti dei quali Joe Dante ha mostrato da sempre una certa predilezione, dal demone senza volto (da The Fiend without a face), al mostro Metaluna (da This Island Earth), ma anche i dalek del Dr. Who, insieme al Robot Monster dell’omonimo film, il grande baccello de L'invasione degli ultracorpi, Marvin il marziano e l'uomo del pianeta X (The man from plat X).
Se pensate di voler fare un regalo utile ai vostri figli, soprattutto ai più grandi (dai 18 in su), accompagnateli al cinema per vedere, ed eventualmente rivedere, un film bellissimo come questo: c’è anche tempo e modo per conoscere autori della storia dell’arte impressionisti, surrealisti e non solo. Perché Joe Dante è da sempre un maestro convinto del fatto che “quando uno va al cinema è giusto che impari qualcosa”.
Giancarlo Visitilli

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