Regia di Giancarlo Cobelli vedi scheda film
Un giovane contestatore passa un provino televisivo come ventriloquo e diventa una star in breve tempo. I suoi ideali rivoluzionari, e quelli dei suoi amici, improvvisamente crollano.
Il debutto registico sul grande schermo di Giancarlo Cobelli, già attore e soprattutto a teatro, è nel segno della satira di costume, con questo Fermate il mondo... voglio scendere! che potrebbe tranquillamente appartenere alla filmografia di Salce e di Zampa. Un ritratto arguto della contemporaneità, un approfondimento ironico, ma non privo di contenuti e di riflessioni, sulla società italiana - e certamente non solo - che aveva appena scavalcato il Sessantotto: cosa rimaneva nel 1970 della cosiddetta contestazione? In fin dei conti ben poco, la gioventù e i suoi ideali tendono fisiologicamente a farsi integrare nel tanto detestato e combattuto 'sistema': questo ci suggerisce la sceneggiatura firmata da Cobelli insieme a Laura Betti e a Giancarlo Badessi, caratterista in numerose pellicole di quei tempi, qui alla prima e ultima esperienza di scrittura per il cinema. Lo stesso Cobelli d'altronde non avrà molta fortuna nel mondo della celluloide, realizzando soltanto altre tre pellicole nei successivi quindici anni, tutte trasposizioni di testi 'classici' (Woyzeck, Teresa Raquin, L'uomo difficile). Le cose che meglio funzionano in questa pellicola sono il cast, ben fornito di ottimi nomi (Lando Buzzanca, Barbara Steele, Paola Pitagora, Enzo Robutti, Umberto Raho, la stessa Laura Betti), e la confezione accurata che vede Piero Piccioni occuparsi delle musiche, Dario Di Palma della fotografia e Franco (Kim) Arcalli del montaggio. I punti deboli del lavoro sono una certa propensione all'umorismo ridanciano, sempliciotto, che è in fin dei conti un mezzo utile per raggiungere il più vasto pubblico nonostante i seriosi temi di fondo, e la risoluzione piuttosto banale, stereotipata della trama. Il titolo viene da un vecchio slogan di Carosello (Cynar). 3,5/10.
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