Regia di Russell Rouse vedi scheda film
Mi sovviene in questi giorni un'intervista, fra le tante riemesse in Tv, e questa volta in una Tv privata, del grande Mario.. Monicelli, dove ripeteva che il cinema è un'arte minore e alla domanda perché rispondeva che lo era diventata da quando il cinema aveva preso la parola, e cioè il sonoro.
Vedendo questo film senza dialoghi, ma non un film muto, sostiene davvero tutta l'azione ed il respiro interpretativo sui gesti i movimenti, senza assolutamente sentire necessità della paro
la, che avrebbe senz'altro impoverito tutta l'operazione. Certo un pensiero kafkiano avvolge l'intero film e al sceneggiatura, anche dello stesso regista, riesce ad ingranare la marcia giusta della suspense. Un'avventura così particolare, nel cinema hollywoodiano nel 1952 è senz'altro più che temeraria ed infatti il regista, figlio d'arte, ha dovuto subire nel proseguo della sua carriera le limitazioni e forzatamente affrontare certi generi, per non morire di fame. Curatissime le riprese e la fotografia è geniali in certi tratti firmata da Sam Leavitt ( Anatomia di un omicidio, Carmen Jones, E' Nata una Stella, Sierra Charriba, L'uomo dal Braccio d'Oro). Ha dalla sua la scelta del protagonista, Ray Milland, con un volto non facile e non rassicurante, la dice lunga la sua scelta di ruoli lungo la sua carriera.
Una storia tormentata tutta vedere e partecipare
Ottima scenggiatura e regia, un regista da riscoprire
Un personaggio spigoloso, difficile, tormentato e tormentante, davvero la sua più bella interpretazione
Volto enigmatico quanto basta
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