Regia di Russell Rouse vedi scheda film
Ero un po' scettico all'inizio: mah, sai, tutto 'sto silenzio, senza dialoghi è un po' dura far reggere un film comunque sonoro (anche perché il muto aveva i dialoghi nelle didascalie). Invece devo dire che la scommessa è pienamente riuscita. Ray Milland è bravissimo poiché certi ruoli gli sono congeniali (tormentato, agitato, angosciato, combattuto...) e ricorda in più momenti la sua interpretazione di "Giorni perduti". Il regista, poi, quello sconosciuto, sa il fatto suo, e fa crescere abilmente la suspense a partire da un inizio quasi insapore. Se pensiamo che molti registi di oggi non sanno costruire un filo di tensione neanche con i dialoghi, gli effetti sonori, i copiosi finanziamenti della produzione... Il film è anche interessante per la rappresentazione della crisi di coscienza del protagonista, il quale, da uomo integro e di successo, si è fatto sedurre a fare la spia contro il proprio paese. La coscienza gli urla contro e giunge a far schifo a se stesso, finché preferisce un estremo e nobile atto di onestà. E' vero che il film riproduce il clima del periodo maccartista, ma lo fa in modo sincero e non retorico o ideologico. In fondo la paura e le spie c'erano veramente, e anche in questo senso il film fa un discorso interessante. Esse non erano quasi mai i comunisti americani, né i simpatizzanti di sinistra (che furono però gli accusati), ma americani che di politica se ne fregavano altamente e si facevano comparare da Mosca o da altre capitali d'oltreoceano solo per i sporchi soldi. Come il nostro protagonista.
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