Regia di Robert Hampton vedi scheda film
In una tetra villa scozzese una donna avida e senza scrupoli si è stufata del marito, e chiede aiuto all'amante.
Davvero poco noto questo horror gotico di Riccardo Freda (sotto pseudonimo); sarebbe solo in teoria il seguito de “L'orribile segreto del dottor Hichcock”, ma ne conserva solo il nome del protagonista e alcuni attori. E' però molto meno famoso del primo film, nonostante non abbia meno meriti.
Forse, tolta l'ambientazione horror, è quasi un noir dove la donna fatale trascina tutti nella rovina per ambizione, passione e sete di denaro. Comunque la componente horror è fondamentale e molto riuscita, soprattutto per quanto riguarda le atmosfere e l'ambientazione, che come sempre è curata nei particolari ed efficace. In molti film di oggi le scenografie sembrano aver perso importanza, ma giocano un ruolo fondamentale nel costruire un ambiente e le relative sensazioni comunicate allo spettatore. E questa è la lezione di Freda e del suo collega e amico Mario Bava. Qui ci troviamo in una villa che più tetra e inquietante non si può, con un parco infido e inospitale, e una cripta da brivido in cui nessuno di noi vorrebbe entrare. A proposito, l'episodio dei protagonisti che vi si recano di notte per recuperare la chiave lasciata per dimenticanza nella tasca della salma è secondo me uno dei momenti più alti del gotico italiano, e non posso negare che mi abbia fatto paura. Freda la dirige con sobrietà, essenzialità e conoscenza del linguaggio della terrore, il quale non necessita ipso facto di effetti speciali.
La protagonista è una bellissima Barbara Steele, il cui volto sembra qui privo di quella leggera angolosità e legnosità che l'avevano fatta notare da Mario Bava e che la rendevano molto adatta ai film dell'orrore. L'attrice è però più di un manichino o una bambola, e la sua interpretazione è sicuramente di buon livello.
Lo stile è sobrio ed essenziale, all'inizio persino un po' lento, ma funziona e come, e l'effetto della paura è pienamente raggiunto.
Gli avrei dato cinque se non fosse stato per un colpo di scena finale non proprio indovinato; i colpi di scena devono adattarsi al film come un guanto, ed essere verosimili pur restando una sorpresa. E' un delicato equilibrio, che non sempre riesce a trovarsi; per questo, secondo me, alle volte sarebbe meglio rinunciarvi. La spiegazione che segue, inoltre, è troppo complicata e un po' forzata
Precisato questo, è uno dei migliori gotici italiani, genere che ci ha resi famosi nel mondo, e che va sicuramente riscoperto.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta