Regia di Chen Kuo-fu vedi scheda film
Inenarrabile prodotto in arrivo da Taiwan (ma girato in Australia), caratterizzato da un plot ispirato inizialmente da Seven. Dopo mezz'ora si capisce come il racconto stia pericolosamente scivolando nel territorio del fantasy, genere nel quale finisce per perdersi, senza mai riuscire a coinvolgere lo spettatore a causa di una storia delirante.
Taiwan. Il detective Huang Huo-tu (Tony Ka Fai Leung) sta vivendo un periodo tormentato dopo avere denunciato alcuni colleghi per corruzione. Tra loro anche il fratello che arriva a suicidarsi, traumatizzando la piccola figlia di Huang, Mei-Mei, che diventa muta. Le conseguenze si estendono al rapporto familiare, con una causa di divorzio in atto. In questo contesto, avvengono tre omicidi che riguardano: il presidente di una azienda di prodotti chimici, l'amante di un senatore e Padre Lorenzo, un uomo di Chiesa coinvolto nel traffico d'armi. La modalità dei delitti - attuata tramite acari che raggiungono il cervello delle vittime, grazie alla diffusione di un fungo parassita (sparato con proiettile nel circuito dell'aria condizionata) - richiede l'aiuto di un esperto dell'FBI, Kevin Richter (David Morse). Alcuni indizi portano i due a coinvolgere un esperto di religione, dato che l'assassino sembra essere nascosto in un tempio taoista, convinto di poter raggiungere l'immortalità. Per fare ciò, l'omicida deve mettere in atto cinque tipi di "inferno": quello dell'acqua, del fuoco, dell'intestino strappato, del cuore strappato e della lingua strappata.
Sinossi che già esprime la complessità di una sceneggiatura esageratamente surreale, alla quale va aggiunto un finale davvero delirante, ormai sprofondato nel fantasy. Siamo dalle parti di un tipo di film molto apprezzato dai cultori del cinema orientale, il ché spesso significa che diventa qualcosa di difficilmente accettabile per la maggioranza del pubblico occidentale. Kuo-Fu Chen scrive malissimo questa tediosa e dilungata storia che parte ispirata da Seven - data la tipologia surreale dei crimini (e vittime peccatrici e "semi umane") - e poi finisce per abbracciare di tutto un po', sino alla doppia vista (ovvero due pupille!) di cui sarebbe dotato l'omicida (infermo perché vittima di un male incurabile).
Inutile dire che l'unità del tutto cede posto alla frammentazione in sketches, tra i quali memorabile resta il tracciato umano e drammatico dell'agente dell'FBI. La sensazione è che il tutto sfugga di mano al regista, come dimostra un finale arrancato, dettato dalla necessità di chiudere un film per nulla spettacolare, molto triste e pieno di protagonisti decisamente iellati. Nonostante i giudizi entusiasti dei fans, non vale davvero la pena spendere due ore nella visione di Double vision.
"Ho passato la vita a guardare negli occhi della gente, è l’unico luogo del corpo dove forse esiste ancora un’anima." (José Saramago)
Trailer
F.P. 25/10/2020 - Versione visionata in lingua italiana (durata: 109'57")
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