Regia di Marcello Pagliero vedi scheda film
Non è ben chiaro come questo film sia potuto passare del tutto inosservato e come, sessantaquattro anni dopo l'uscita, rimanga ancora un titolo semisconosciuto: non sarà un capolavoro, ma è un lavoro atipico, difficile ad etichettarsi che contiene molto del cinema italiano di quegli anni e degli anni futuri. C'è un accenno di neorealismo nell'ambientazione cittadina, nei volti della disperazione della ricostruzione, nell'aria di Paese disfatto che si respira; c'è una storia corale, di facce e di vicende umane, che pare anticipare un certo filone 'esistenziale' (alla Vitelloni di Fellini, alla Cuccagna di Salce, alla Terrazza di Scola per dire tre titoli celebri); c'è infine un gusto per il ritrattino che ha molto a che fare con Zavattini (fra gli sceneggiatori) ma che altrettanto riporta alle origini della commedia all'italiana (in cui De Sica sguazzerà anche con ruoli molto prossimi a quello qui interpretato, il politico smemorato). In tutto ciò la mano più pesante è evidentemente quella di Flaiano, presente in soggetto e sceneggiatura, nonchè come attore nella particina di un poliziotto. Altri sceneggiatori sono il regista, Suso Cecchi D'Amico, Luigi Filippo D'Amico, Marcello Marchesi; curioso come il titolo si rifaccia apertamente al capolavoro rosselliniano di qualche mese prima (ulteriore probabile motivo di penalizzazione), nel quale Pagliero recitava il ruolo di primo piano dell'ingegner Manfredi - il regista collabora inoltre con Rossellini proprio in quegli stessi mesi per il soggetto di Paisà. Necessaria menzione anche per le ottime musiche: Nino Rota. 6,5/10.
In una notte romana si tiene una bisca clandestina; vi partecipano un aspirante suicida, un politico che, aggredito in un vicolo, ha perduto la memoria, una dattilografa sfrattata e dei ricettatori con una collana di perle rubata: irrompe la polizia.
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