Regia di Monte Hellman vedi scheda film
Due minatori vengono assoldati da una donna senza nome per farle da scorta verso la città vicina; ma poi i tre, per seguire una traccia, deviano verso il deserto, dove vengono raggiunti da un pistolero che lei mostra di conoscere bene. Negli anni ’60 il western ha cercato di rinnovarsi in vari modi, e quello tentato da Hellman qui e in Le colline blu mi sembra il meno interessante: un mosaico di personaggi ridotti a funzioni narrative, inseriti in situazioni ostentatamente canoniche e avvolti da un alone di mistero. Il genere viene scarnificato fino a raggiungere un’astrattezza quasi metafisica, e questo è il pregio innegabile dei due film in questione. Ma c’è l’altra faccia della medaglia: la mancata definizione dei personaggi diventa una scusa per evitare di spiegare gli snodi dell’azione (come ha fatto la donna a organizzare una spedizione punitiva in poche ore?); man mano che i ruoli si chiariscono, la vicenda si banalizza e perde di interesse; il finale, che vorrebbe sorprendere anche a costo della verosimiglianza (possibile che a nessuno scappi mai detto che il fratello di Warren Oates è in realtà un gemello?), a quel punto è ormai prevedibile, altrimenti l’antefatto in flashback non avrebbe avuto senso. Anche il budget basso si fa sentire: certe sequenze, diciamolo, sembrano tirate in lungo solo per raggiungere un minutaggio accettabile.
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