Regia di Monte Hellman vedi scheda film
Un western anomalo, uscito tre anni dopo l’attentato di Dallas, di cui conserva, nelle atmosfere, il senso di smarrimento e di paura per il tradimento. Quella delle sparatorie tra cowboys, pistoleros, cacciatori di taglie e affini era un’America che, come quella dell’assassinio di Kennedy, uccideva sé stessa, lasciando nello sbigottimento e nella costernazione chi era chiamato ad assistervi. Anche in questo film, girato secondo l’estetica cormaniana, ma non lontano dalle atmosfere dello spaghetti western, non mancano i luoghi comuni, ma vi si respira un’atmosfera malata e decadente che sembra rimandare ai film di Roger Corman dedicati al ciclo di Poe. In film come questo non vi è alcuna speranza per il futuro né il rimpianto per un passato che non è né mitico né eroico. All’origine di tutto vi è un peccato originale (nel caso specifico, l’omicidio di un uomo e di un bambino, da parte di un minatore ubriaco), che non può che generare vendette ed ulteriori lutti. Anche in questa visione pessimistica, messa in scena dignitosamente con pochi dollari, risiede la grandezza del film di Hellman.
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