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La sottile linea blu

Regia di Errol Morris vedi scheda film

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La recensione su La sottile linea blu

di sasso67
8 stelle

"La sottile linea blu" (il titolo allude alla polizia, quel diaframma che separa la vita civile dall'anarchia) è un documentario nel vero senso della parola, molto più che i "film di montaggio" di Michael Moore. Le uniche sequenze ricostruite sono quelle dell'omicidio che sta alla base della vicenda, di volta in volta mutato a seconda delle testimonianze prese in esame. Il 29 novembre 1976 il ventottenne Randall Adams a Dallas, dove alloggiava in un motel insieme al fratello, rimase senza benzina nell'auto e s'incamminò con una tanica in mano verso un distributore. Gli dette un passaggio il sedicenne David Harris, di Vidor, Texas, che aveva rubato la macchina al padre. I due trascorsero la giornata insieme, poi il fratello di Adams rifiutò di far dormire il giovane nella stanza del motel dove abitava. Quella stessa notte, il guidatore dell'auto rubata da Harris uccise un poliziotto che l'aveva fermata. Da quel preciso momento cominciò una ridda di bugie che coinvolse poliziotti, investigatori, magistrati e testimoni, la quale portò in galera, condannato a morte, l'incolpevole Adams. Il quale trascorse ben tre anni nel braccio della morte e complessivamente tredici anni in galera per un omicidio che non aveva commesso. Il film di Morris, uscito in Italia nel 1990 a cose fatte, contribuì notevolmente allo scagionamento dell'incolpevole Adams e alla sua riabilitazione avvenuta nel 1989. In una scena finale incalzante ed avvincente, a dispetto del fatto che l'inquadratura sia fissa su un registratore portatile, Morris porta addirittura la confessione della colpevolezza di Harris, anch'egli in prigione, ormai condannato alla pena capitale per un altro omicidio. Il film di Morris, al di là delle sue convinzioni personali che qui non vengono in evidenza, non è affatto un film contro la pena di morte, anche se la rende più odiosa e intollerabile che mai, ma è un film d'impegno civile che documenta un caso di malagiustizia nel Texas dominato da sentimenti razzisti (Vidor è la capitale texana del Ku Klux Klan), da procuratori intangibili (l'accusatore Mulder non ha mai perso un processo), da psichiatri soprannominati Dottor Morte, da un'ideologia reazionaria che porta Adams a definire la Contea di Dallas "l'inferno sulla terra". E non sarà un caso che proprio a Dallas sia avvenuto uno degli omicidi più importanti e controversi della storia (dai tempi di Giulio Cesare) il cui colpevole non è mai stato svelato. E non sarà un caso che proprio del Texas sia stato governatore il caro e timorato di Dio Dubya Bush, che, proprio da governatore, non ha esitato a firmare decine e decine di condanne a morte. "La sottile linea blu" è uno di quei film (come "Bowling a Columbine") che devono essere visti a prescindere dal loro valore artistico che secondo me, nel caso di specie, è comunque molto alto (emozionante è il momento in cui, durante l'intervista, Harris, in tuta arancione, alza le mani per grattarsi la testa e rivela le manette, facendo venire alla mente "Dead Man Walking"), anche per l'intervento, come musicista, di Philip Glass. (1 agosto 2004)

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