Regia di Chen Kaige vedi scheda film
Il tredicenne Xiao Chun è un promettente violinista, che giunge a Pechino col padre per essere ammesso a una prestigiosa scuola di musica. Non ci riesce, ma uno dei docenti, il più eterodosso, accetta di dargli lezioni private. Intanto, il ragazzino fa amicizia con una bella e disinibita vicina di casa; ma ben presto dovrà abbandonare il primo bizzarro maestro per un altro, più arcigno. Chen Kaige, che era stato uno dei nomi portanti della “quinta generazione” del cinema cinese tra anni ’80 e ‘90, è da anni un po’ sbandato tra Oriente e Occidente. Anche questo film, pur evidentemente pensato come prodotto d’esportazione, stenta a trovare la propria strada espressiva. Il confronto tra città e campagna, tra modernità e tradizione, è svolto seguendo lo sguardo del ragazzino su un mondo strano e nuovo che lo cambia. Lo stile elegante, quasi accademico, che lascia spazio alle svolte della trama, funziona abbastanza, anche se man mano che avanza la storia si trascina verso un brutto finale. In generale, il film appare come un aggiornamento più abbordabile, meno poetico (e poeticistico) di La vita appesa a un filo, che lo stesso regista aveva realizzato dodici anni fa.
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