Regia di Catherine Hardwicke vedi scheda film
Mi ricordo tanti anni fa,un signore di Milano al mare,che parlando della figlia diceva che aveva tredici anni,l'età della "stupidera".E'un'età particolare,in cui qualcosa dentro ti esplode,ti senti grande e non lo sei, "senti" le cose che ad un adulto sembrano minime o di poco conto come se fossero l'unica ragione per vivere:con tutto questo,questa versione americana e hard di "Caterina va in città" non è per niente da prendere sul serio.Estremizzando ciò di cui sopra,presenta due amiche provenienti da realtà assolutamente non rassicuranti,fare ogni esperienza possibile,dalle droghe(assunte e spacciate) alla trasgressione,nel rubare appena possibile,al sesso fatto anche quello ad ogni occasione.Di tutto il film,da salvare è solo Holly Hunter,che deve averci creduto molto,tanto da figurare anche come coproduttrice,e sempre credibile nell'interpretare una madre fragile,segnata dalla vita e dagli sbagli,ma di buon cuore:odiose le ragazze,tutte mossette e strilli(sì,attingeranno dalla realtà, ma che noiose sono),superficiale e sensazionalistico lo sguardo della regista su una realtà difficile che necessiterebbe uno studio ben più serio.Inoltre,pressapochistico e senza giustificazioni in sceneggiatura, il finale in cui comunque si arriva a una forma di pacificazione.E se si vuol fare dell'analisi sociologica,va domandato anche a chi ha scritto il film e a chi lo ha diretto,se si è reso conto che il messaggio "Beauty is truth"(la bellezza è verità) ,che si affaccia da un manifesto pubblicitario a più riprese,rischia di essere il vero senso di questa pellicola falso-indipendente e querula?
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