Regia di Francesco Maselli vedi scheda film
Confonderti tra la folla, eppure non essere come gli altri, perché gravato di una consapevolezza che, se da un lato di avvantaggia, dall’altro ti isola e ti mette in pericolo. Accorgerti che i tuoi stessi compagni di lotta non ti stimano, e sembrano volerti semplicemente usare per i loro scopi. Sentirti, nei fatti, ridotto a nessuno, mentre ti devi esporre in prima persona al servizio di un’idea. Queste sono le drammatiche contraddizioni che il protagonista vive sulla propria pelle. Le rigide regole della rivoluzione armata non ammettono deroghe, discussioni, coloriture emotive o interpretazioni critiche individuali. Sono teorie astratte, unicamente funzionali all’azione, indifferenti alle delicate sfumature della natura umana. La grande macchina deve andare avanti, e l’insano sentimento del sospetto è il suo unico meccanismo di difesa. Il film nella prima e nell’ultima parte è eccessivamente verboso – è vero – ma il “verbo” qui è dura e perentoria razionalità, che, nella fase esecutiva, diventa un meccanismo che macina e che stritola. I rapporti personali sono regolati da un’impietosa logica a due valori, amico/nemico, e si accendono o spengono con l’interruttore on/off della fiducia/diffidenza. Un film tremendamente incisivo, in cui ogni pensiero, espresso o inespresso, attraversa lo schermo come una lama di coltello. E “il sospetto” è un fluido malefico che si fa solido e tangibile.
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