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La jetée

Regia di Chris Marker vedi scheda film

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La recensione su La jetée

di OGM
10 stelle

L’immagine fuggevole, su cui il pensiero ritorna per creare continuità nel tempo, è il nucleo fondante della settima arte: nell’unire mentalmente i fotogrammi, la visione diventa indistinguibile dal ricordo del passato e dall’anticipazione del futuro.  Ciò che, passandoci davanti agli occhi, si imprime nella nostra memoria, diventa automaticamente oggetto delle nostre aspettative: del personaggio che abbiamo imparato ad amare desideriamo conoscere il destino, e dell’evento che non abbiamo avuto modo di capire vogliamo seguire gli sviluppi, al fine di apprenderne il significato. Il volto di una donna ed un fatto istantaneo ed incomprensibile sono, per il protagonista di questo film, gli elementi di un punto fisso, però incompiuto, della sua storia personale, che il suo sguardo di bambino ha colto ed immagazzinato, senza poterlo corredare di una spiegazione. Quell’attimo vissuto sulla terrazza (jetée) dell’aeroporto di Parigi rappresenta tutto ciò che può dare avvio ad un discorso cinematografico, e che, anzi, il cinema non può far proprio senza impegnarsi a disaggregarlo, facendolo esplodere in una storia. Questa vicenda di viaggi virtuali nel tempo - in cui l’allucinazione è l’essenza profonda della realtà, ossia la risorsa inconscia che determina la consequenzialità a prescindere dall’ordine cronologico – ci rammenta che l’inizio e la fine di un racconto sono gli estremi di un percorso cerebrale, di un’avventura di emozioni, interrogativi, illusioni e scoperte che segue, come unico filo conduttore, quello della curiosità di sapere, arricchendo il vecchio con la sorpresa del nuovo. Il cinema, con la sua verosimiglianza fotografica, si riduce ad una tecnica di documentazione filmata se non riesce a restituirci ciò che già conosciamo in una veste inedita, che lo mostri cresciuto, o magari rinato: l’esempio limite – presentato provocatoriamente in questo cortometraggio - è assistere, sul grande schermo, alla propria morte, o alla sopravvivenza dell’umanità dopo una catastrofe che annientato noi e il nostro mondo presente.

Andare oltre il punto terminale, recuperare ciò che si è perduto, è la massima prerogativa del cinema, che dal cartone animato al thriller, ci conquista dimostrandoci mille volte che, qualunque cosa accada, nella nostra vita non è mai  - ma proprio mai - detta l’ultima parola.

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