Regia di Rob Reiner vedi scheda film
Nel giro di un anno Kate Hudson ha lavorato con Rob Reiner in questo "Alex & Emma" e con Garry Marshall in "Quando meno te lo aspetti", rispettivamente già registi di "Harry ti presento Sally" il primo, "Pretty woman" il secondo, vale a dire le due commedie sentimentali che più hanno segnato l'immaginario collettivo a cavallo tra gli anni ottanta e novanta. Il confronto, anche se non è mai bello farne, tra quei due film, con protagoniste Meg Ryan e Julia Roberts, e questi due con Kate Hudson è impietoso e nefasto per i due titoli più recenti. E' soprattutto però il segno tangibile non solo del fatto che Rob Reiner e Garry Marshall stiano invecchiando piuttosto male (la loro vena creativa è ormai al capolinea), ma anche di una generalizzata difficoltà a realizzare oggi dei film romantici che abbiano ancora un senso, oltre che un minimo di freschezza, credibilità ed originalità. Reiner e Marshall, non solo con i due titoli sopra citati ma anche con "Il presidente - Una storia d'amore" il primo e con "Paura d'amare" il secondo per esempio, hanno dimostrato di saper gestire con intelligenza e vivacità la commedia, ma le loro ultime opere sono per lo più stanca ed anonima routine, incapaci di regalare la benché minima sorpresa o di aggiornare un genere che sembra tristemente ripiegato su se stesso e condannato a ripetersi all'infinito. "Alex & Emma" è leggermente migliore dell'insopportabile e moralistico "Quando meno te lo aspetti" ma come si è soliti dire...tra luglio e agosto. E così dopo lo sfortunato ma sterile "Storia di noi due", Reiner fa di nuovo cilecca. Ispirato liberamente a "Il giocatore" di Fedor Dostoewskij, il film non solo mette in immagini il romanzo dell'autore russo di cui riprende, in buona sostanza, la trama, ma gioca anche con le traversie e le vicissitudini che ne hanno accompagnato la stesura. Il libro infatti è stato dettato da Dostoewskij in soli due mesi ad Anna Grigorievna Snitkina, che in seguito sarebbe diventata la sua fidanzata: l'autore doveva pagare dei debiti di gioco ed era pressato dai suoi editori a cui aveva promesso un nuovo romanzo in tempi brevi. L'opera di Reiner è un gioco metacinematografico-letterario garbato e gentile, a tratti, specie nella prima parte, anche piacevole e godibile, ma alla lunga irrimediabilmente atono, risaputo e prevedibile. Le battute, che dovrebbero essere il sale di una commedia scarseggiano assai (c'è solo un dialogo azzeccato: "Hai fame?" domanda Adam alla cameriera Anna, "Non molta" replica la ragazza, "Perfetto perché non ho un soldo" è la onesta confessione di Adam), il ritmo ed i tempi comici languono, anche perché lo script, più adatto per una piece teatrale, prevede che il film sia ambientato quasi integralmente in un'unica stanza con i due protagonisti a beccarsi, litigare, discutere per poi scoprire di essere perdutamente innamorati. Funzionale e simpatica l'idea che il personaggio di Kate Hudson, nella finzione letteraria, assuma di volta in volta identità diverse fino a trovare quella definitiva con lo scorrere delle pagine e soprattutto con l'approfondirsi del rapporto reale tra lo scrittore e la sua stenografa. Divertente anche la sequenza in cui Alex legge le pagine che ha dettato il giorno prima ad Emma così come sono state reinterpretate e ricostruite dalla sensibilità della donna che ha una visione tutta personale e "femminile" del romanzo. Gustosa la riflessione di Alex sul fatto che l'espressione "Vuoi venire a letto con me?" sia raramente utilizzata nel significato letterale di "andare a dormire insieme, farsi un bel sonno, con le fasi rem, russare", anche se poi lo stesso Alex tradirà, con il suo agire, questo assunto. Il tema del blocco dello scrittore, invece, con la difficoltà di trovare la prima frase del romanzo, perché "i grandi hanno già usato le frasi migliori" non regala particolari novità (si veda invece sul tema, per esempio, l'esilarante incipit di "Getta la mamma dal treno" di Danny De Vito) e può quasi essere letta come una metafora della condizione in cui si sono trovati regista e sceneggiatore all'inizio delle riprese, dato il carattere velleitario ed innocuo dell'operazione che, nel suo complesso, lascia piuttosto a desiderare. Luke Wilson, solitamente monocorde, è abbastanza spigliato, la sua alchimia con Kate Hudson discreta e, per certi versi, inattesa. E' però proprio il sorriso smagliante e contagioso della figlia di Goldie Hawn, valorizzato al meglio da Reiner, a rappresentare l'unico, a dire il vero debole, elemento di interesse di un film che, per il resto naufraga rapidamente nel superfluo e nel dejà vu. Sophie Marceau è insignificante quando non imbarazzante, Rob Reiner si concede il consueto cameo nei panni dell'editore di Alex. Simpatici i titoli di testa animati. Scritto da Jeremy Leven, già regista di "Don Juan de Marco" oltre che sceneggiatore di "La leggenda di Bagger Vance", "Dr. Creator" e "Le pagine della nostra vita". In colonna sonora la bella "Those sweet words" cantata dalla voce sensuale ed accattivante di Norah Jones. 15 milioni di dollari di incasso in America (davvero poco, considerando che la Hudson veniva dal successone di "Come farsi lasciare in 10 giorni"), invisibile in Italia dove ha avuto una distribuzione fugacissima grazie alla CDI di Giovanni di Clemente per poi essere trasmesso da Rai Tre per la prima volta, in piena estate, in seconda serata.
Voto: 5 e mezzo.
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