Regia di Dagur Kári vedi scheda film
Noi, 17 anni, albino, vive in un paesino islandese. Genitori assenti, insegnanti scolastici pedanti, occasioni di lavoro pressochè nulle: Noi tenta di ribellarsi come riesce, con sempre maggiore violenza, alla ricerca di una via di fuga da quel mondo glaciale e immobile.
Opera prima in lungometraggio per Dagur Kari, trent'anni tondi, Noi albinoi è un affresco dell'Islanda e delle sue condizioni di vita proibitive e della mancanza di speranze per chi vi abita; e contemporaneamente è anche un manifesto della ribellione giovanile, naturalmente applicata in tale contesto, oltremodo ostile. Noi ha 17 anni e tutta la voglia di evasione, di libertà, di fuga che compete all'adolescenza; una voglia che diventa furiosa quando si scontra con una realtà semplicemente fallimentare e con una totale mancanza di punti di riferimento cui appigliarsi nel mondo adulto: genitori, insegnanti, istituzioni sono ciecamente chiusi in sè stessi e perfino la fidanzata, pur condividendo la sana rabbia giovanile di Noi, non lo asseconda concretamente nei suoi progetti rivoluzionari. In buona sostanza il film non contiene altro e potrebbe racchiudersi in quindici minuti al massimo: basterebbe l'ultimo quarto d'ora per dire le stesse cose dell'ora e mezza circa di durata della pellicola, compreso il finale posticcio che 'risolve' un'impasse ormai cronica nella sceneggiatura (dello stesso regista) con un colpo di scena del tutto gratuito che, a rifletterci su un attimo, in realtà non cambia granchè neppure lui. Certi momenti didascalici (la chiusura, per l'appunto) e certe banalità (il furto della macchina con tanto di accensione tramite contatti di due cavi) sono realmente imperdonabili; per il resto il lavoro è esteticamente e formalmente riuscito, con un buon protagonista come il quasi esordiente Tomas Lemarquis, dalla rosea futura carriera nel cinema. Colonna sonora a firma di Dagur Kari e della sua band Slowblow. 4/10.
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