Regia di Dagur Kári vedi scheda film
Una nazione non propriamente nota per la sua cinematografia sforna titoli assolutamente al di fuori di qualsiasi canone estetico europeo,quasi come fosse una cinematografia aliena....come alieno sembra il protagonista di questo bel racconto di formazione,il diciassettenne Noi,albino in un paese dominato dal bianco candido della neve che d'inverno isola lo squallido paese in cui vive dal resto del mondo civilizzato,calvo con la testa leggermente a punta e occhi scavati magnetici latori di uno sguardo difficile da dimenticare.Il film verte sul suo bisogno di fuga,sulla ricerca dell'amore impossibile(vedi il tentativo goffo di imbastire una relazione con la ragazza che fa da cassiera alla stazione di servizio/bar del paese),sulle sue difficili relazioni con parenti e amici,sul suo sentirsi prigioniero in un mondo a cui sente di non appartenere.E'un film lento,laconico,con la macchina da presa incollata su questa strana figura ,sui suoi gesti abituali(tipo la birra alla stazione di servizio),un cinema che ricorda parecchio da vicino il cinema di Kaurismaki ,soprattutto quando parla di perdenti,di essere umani che non hanno nulla da condividere con il resto del genere umano.Il prefinale mette un angoscia indescrivibile addosso ma il bravo Dagur Kari si dimostra padronissimo della scena imbastendo un ultimo definitivo colpo di scena che colpisce al cuore anche il cinefilo piu'smaliziato.....Piu'che un film un'esperienza mistica....notevoli le musiche...
non male
ok
bravo
figura indimenticabile
regia eccellente
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