Regia di John Carpenter vedi scheda film
L'onda lunga del sessantotto sembra, fortunatamente, non esaurirsi mai, figurarsi poi su un genio del contropotere come Carpenter. Il film è estremo in tutti sensi. Estramente esplicito nel dichiarare il proprio messaggio anti consumistico e anti capitalistico. Estramente netto nello svelare il lato orrido del potere, in primo luogo economico. Estremamente didascalisco nell'individuare nel mezzo televisivo il medium da abbattere per bloccare la propagazione del virus, anche se poi è tutta la cultura messa sotto accusa. Estremamente semplice nella metafora degli occhi velati di fronte alla realtà e del lungo, doloroso passaggio verso la conoscenza (di scazzottate così lunghe neppure nei film di di Bud Spencer). Estremamente semplicistico nel dividere tra buoni e cattivi e soprattutto nella scelta della rivulzione armi alla mano.
Ora, si sa, i film estremi o piacciono molto, o si disprezzano. Questione di gusti. Resta comunque un graffio destinato a non rimarginarsi nella storia del cinema, forse fine a se stesso, come una mirabile giocata in mezzo al campo. Ma è proprio per queste giocate che vale pena pagare il biglietto.
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