Regia di Rolf de Heer vedi scheda film
Prolifico e mai ripetitivo il regista australiano Rolf De Heer! E che sembra aver trovato “l’America” in Italia stringendo un solido rapporto professionale con il nostro produttore Domenico Procacci che oltre ad aver realizzato e fatto conoscere i suoi lavori al pubblico di casa nostra ne è diventato il suo più fedele e tenace sostenitore. Dalla nuova Factory Fandango ecco così nascere il decimo film di De Heer Alexandra’s Project (rimane comunque insuperabile il suo lavoro del 97 Balla la mia canzone), sorta di thriller psicologico/erotico che si interroga ed indaga sulle nascoste facce e sporche dinamiche di un matrimonio. Steve (Gary Sweet) è un impiegato d’ufficio, un tipo abbastanza ordinario, felicemente (?) sposato con Alexandra (Helen Buday) e padre di due figli. La sera del suo compleanno, rientrando a casa pregustandosi il piacere di una festa a sorpresa che la moglie gli avrebbe dovuto organizzare, si ritrova invece in un’abitazione vuota e buia! Ad attenderlo solo una videocassetta registrata da Alexandra e alla quale la donna, protagonista assoluta sotto l’occhio della videocamera, ha affidato le recriminazioni, insoddisfazioni, dolori, minacce e rivalse di una moglie incattivita dalle ferree e dure regole di un matrimonio infelice ed abitudinario. Buono lo spunto per un corto avvincente e teso, nel suo diluire l’interessante premessa in un lungo, noioso e ripetitivo “faccia a faccia” tra il marito e le immagini del video De Heer non vince la scommessa (peraltro sulla carta non priva di fascino!) di un film claustrofobico e “teatrale” capace di travalicare gli angusti e soffocanti confini di un appartamento/prigione per proporsi come universale metafora sulle difficoltà del vivere in due con la pesante e silenziosa minaccia di un rapportarsi quotidiano dalle mille incognite e zone d’ombra.
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