Regia di Rolf de Heer vedi scheda film
Siamo davanti all'ennesima storia estrema, tanto nei contenuti quanto nello stile. Il regista australo-olandese risolve quasi l'intero film in una serie di campi e controcampi tra i due protagonisti e scivola a tratti in banalità da soap opera e in un processo al maschio in chiave velatamente sessuofobica.
Tornato a casa con una promozione in tasca, Steve non vede l'ora di sapere quale regalo di compleanno lo aspetti. La casa è in disordine, vuota. Mancano le lampadine. C'è soltanto una videocassetta con scritto "Aprimi, papà". È il regalo di sua moglie Alexandra, che gli fa un vero e proprio processo. Gli ricorda la sua inclinazione alla prevaricazione, lo provoca, gli dice di avere un cancro al seno (ma è solo uno scherzo crudele), si fa scopare dal vicino di casa per suscitarne la gelosia e architetta tutto in maniera da costringerlo a trovare una via d'uscita da casa proprio nell'appartamento dell'odiato vicino.
De Heer continua a provocare: dopo i disturbanti Bad Boy Bubby e Balla la mia canzone, siamo davanti all'ennesima storia estrema, tanto nei contenuti quanto nello stile. Il regista australo-olandese risolve quasi l'intero film in una serie di campi e controcampi tra i due protagonisti e, pur partendo da uno spunto assai interessante e inquietante, scivola a tratti in banalità da soap opera e in un processo al maschio in chiave velatamente sessuofobica.
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