Regia di Jay Russell vedi scheda film
Pare che il libro di Natalie Babbit da cui è stato tratto questo film, edito in Italia col titolo La fonte magica, sia famoso in America da trent’anni come da noi lo è Pinocchio, ed è da sempre oggetto di studi tanto alle scuole inferiori che all’Università. E anche il film, come il libro, affronta temi semplici e universali come l’amore, la morte, il tempo che passa inesorabile e la tentazione dell’immortalità, e sa essere intrigante e delicato. Ma Tuck Everlasting è soprattutto una favola, una favola adulta che permette ai bambini di sognare con occhi da grande e ai grandi di rimpiangere l’essere stati bambini.
“Il tempo è come una ruota che gira, gira, e non si ferma mai”. Così recita una voce narrante all’inizio di questa storia, in cui troviamo un bel ragazzo in moto davanti al cancello di una villa immersa nel verde intento a cercare qualcuno. Poi il film corre indietro negli anni, ai primi del Novecento, dove ci imbattiamo nello stesso ragazzo, sorprendentemente fresco e diciassettenne come quello della moto: com’è possibile che per lui gli anni non siano passati? Tutto merito dell’acqua di una fonte prodigiosa che ha permesso a lui, Jesse Tuck (Jonathan Jackson, già in In fondo al cuore), e alla sua famiglia di divenire immortali (“everlasting”, appunto) e non invecchiare mai, conservando giovinezza e non conoscendo né morte né malattia. Il suo incontro nel bosco con Winnie Foster, ragazzina sognatrice fuggita da casa perché insofferente alle rigide pressioni educative, sarà l’occasione per una delicata e tenera storia d’amore, ma per Winnie non sarà affatto facile decidere se bere anch’essa l’acqua della vita eterna e rimanere per sempre con lui o vivere una vita destinata inevitabilmente ad una fine. E il fatto che la famiglia di Jesse, da sempre emarginata tra le montagne, si esponga rivelandole il segreto e la accolga così premurosamente non le semplifica le cose. Il lieto fine, in questo genere di storie, dovrebbe essere d’obbligo, specie se consideriamo che si tratta di un prodotto della Walt Disney. Ma data la crescente attenzione che la casa di Topolino mette da un po’ di anni nel cercare un valido compromesso di approccio che sia edificante anche per i meno giovani, di melassa in verità ce n’è poca. “Nessuno vuole morire, ma la morte fa parte della ruota della vita, è come nascere. Si deve aver paura non della morte, ma di una vita non vissuta”. E’ quello che il padre di Jesse (William Hurt) dice a Winnie. Un insegnamento non banale, oggigiorno.
Per il pubblico degli affezionati, segnaliamo che la ragazza col viso d’angelo che interpreta Winnie è Alexis Bledel, nota in Italia per aver interpretato il seguitissimo serial Una mamma per amica. La regia di Jay Russel è elegante, e nel cast troviamo vecchie conoscenze come Sissy Spaceck nel ruolo della madre di Jesse e Ben Kinglsey nella parte di un cacciatore con cappotto giallo e perfide intenzioni. Perché sulla medaglia del Bene ci vuole sempre l’altra facciata. Un film in definitiva magico ed emozionante, assolutamente convenzionale ma valida e più sincera alternativa al maghetto inglese con frangetta, bacchetta e occhiali tondi.
(Francesco de Belvis, Roma)
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