Regia di Clark Johnson vedi scheda film
Buona dose adrenalinica e qualche risvolto di scrittura azzeccato fanno di “SWAT” un piccolo cult del genere con scene memorabili e buone interpretazioni da parte di un cast molto ben assortito.
È un periodo di scarso appeal per la squadra SWAT di Los Angeles. Per recuperare credibilità, il veterano, Sergente Dan Harrelson (Jackson) si incarica di formare una squadra speciale, pescando da una “lista nera” fatta di trombati, respinti, inadatti, tutti incazzati con il capitano Fuller (Larry Poindexter), classista e un po’ stronzo. Ma quando un criminale internazionale rischia la fuga, è proprio la squadra di Harrelson ad entrare in azione.
I risvolti della sceneggiatura (la promessa del villain al momento della cattura) e l’affiatamento tra la regia di Clark Johnson e il montaggio di Michael Tronick sono gli elementi più apprezzabili di questo piccolo cult del genere poliziesco, che pur facendo leva su un bel po’ di cliché del genere (non ultime le frasi da macho ad ogni pugno ben assestato), riesce a raggiungere livelli adrenalinici molto alti. In particolare, l’inseguimento della limousine all’aeroplano su un ponte, oltre a confermare il tronfio machismo di un poliziesco più incline agli effetti speciali che alla psicologia dei personaggi (la cui caratterizzazione non appare brillante), restituisce allo spettatore un Blockbuster con tutti i crismi, in cui la suspense non manca. Spari, dialogoni, immagini ad effetto, mitizzazioni e musiche ben congegnate fanno il resto, affidando al carisma di Samuel L. Jackson e al contrasto tra i personaggi di Colin Farrell e Jeremy Renner, ex colleghi diventati nemici per i casi della vita, il peso specifico di una pellicola certamente non perfetta, ma indubbiamente efficace negli intenti.
Con un sequel non all’altezza girato 8 anni dopo, “SWAT” si segnala anche per una delle prime apparizioni di Octavia Spencer, nel ruolo di una donna al balcone.
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