Regia di Jane Campion vedi scheda film
Jane Campion racconta che la storia di Frannie, la protagonista di In the Cut, è un po’ come quella di Alice nel paese delle meraviglie, che si inoltra nella tana del coniglio e nei suoi meandri scopre un mondo dalle regole e dalle parole sovvertite. Ma In the Cut potrebbe anche essere la storia di Cappucetto Rosso e di come si sente nel percorso che la porta a uccidere il Lupo (se Cappuccetto Rosso avesse ucciso il Lupo, come non avviene nella fiaba di Perrault e come sarebbe invece potuto avvenire in qualche storia di Angela Carter, scrittrice fiabesca e sensuale che Jane Campion certamente conosce e che scorre sotto il tessuto del film, insieme alla presenza più corposa di Susanna Moore, l’autrice del romanzo originario e della sceneggiatura). In the Cut è un thriller al femminile, dal punto di vista di una vittima potenziale che piano piano diventa capace di fronteggiare il proprio destino (come Jane Fonda in Klute, dice ancora la Campion); e si vede che è scritto e diretto da una donna perché scende al di sotto della superficie, giù fino al cuore dell’attrazione erotica per il proprio assassino e indietro fino alle origini della propria storia sessuale. Tra le pieghe del thriller (che è abbastanza consueto) si annida una storia familiare “aggirata” con certosina pazienza per costruirsi un equilibrio: un padre tanto fascinoso da aver collezionato cinque mogli e un numero indefinito di fidanzate, madri conquistate, sedotte e “uccise” dal loro partner, figlie (Meg Ryan e Jennifer Jason Leigh, di madri diverse) che diversamente tengono a distanza il loro passato. Un sogno di pattinatori su ghiaccio chiude la magnifica sequenza di apertura e punteggia, sempre più allucinato, il film. Sotto, una versione spettrale di Que será será che ci fa immediatamente intuire la dimensione “altra” nella quale la Campion intende trasportarci: dritti dentro i tagli, le ferite metaforiche e reali del corpo delle donne, nei desideri, negli incubi, nei ricordi mai sopiti. Se ne esce coperte di sangue, senza anello di fidanzamento, con un uomo legato al letto, capaci finalmente di offrirsi senza morire. Jane Campion è uno dei pochi veri registi in circolazione, sa usare il genere per dirci altro, sa immergersi nella metropoli per scendere nelle anime.
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