Regia di Jane Campion vedi scheda film
In the cut non è un thriller. E' un viaggio nei meandri della sessualità femminile, quella più recondita in cui le pulsioni più intime vengono sventolate come bandiere.
Affondata nella melma metropolitana di una New York color sabbia l'insegnante Frannie ( Meg Ryan) si trascina stanca e infelice, vittima di una vita che non le aggrada e che la sta uccidendo ogni giorno che passa. E a poco servono i bar malfamati o le sedute di vero e proprio trianing autogeno reciproco che fa con la sorellastra che si prostituisce più per voglia che per necessità.
Frannie è donna a prima vista libera, emancipata sessualmente ma in realtà prigioniera di un vuoto esistenziale che parte dalla sua sfera sessuale. Prende come profeti coloro che scrivono parole in libertà sui muri della metropolitana e non si accorge del vuoto che l'ha permeata.
Ci vuole la scossa e puntualmente arriva nei panni di un poliziotto non bello,non affascinante e non con modo di fare oxfordiano.E' tutto l'opposto di quello che lei cerca,ma si sa gli opposti si attraggono e lui almeno la fa sentire viva.E'maschio e la fa sentire finalmente femmina ,le fa conoscere il proprio corpo come mai lo ha conosciuto.
E' questo il punto centrale di In the cut. Lo sguardo complice della Campion,da donna a donna, non si sofferma sull'involucro thriller con cui ha rivestito la vicenda: l'indagine non la interessa, la interessano poco gli omicidi efferati che continuano ad avvenire. Quasi non importa chi è l'assassino e anche la soluzione offerta è fin troppo semplice,semplicistica addirittura.
La sua cinepresa sembra più interessata ai corpi nudi di Frannie e del suo poliziotto che scoprono lati sempre più nascosti delle rispettive personalità raccontando il proprio passato. E quello di Frannie è una coppia che danza e che si incontra in modo romantico in un bianco e nero virato al seppia. I suoi genitori. L'amore che le è mancato.
La Campion vede New York dal di fuori, quasi non si fa contagiare dalle esalazioni sulfuree che salgono dai bassifondi, la ricerca della bellezza della parola in brani di letteratura si infrange sulla bruttezza del mondo reale.
E Meg Ryan non è più la fidanzatina d'America.
uan regia sporca lontana dalle altre della sua carriera
non è più la fidanzatina d'America
efficace
sempre con personaggi sull'orlo del baratro.
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