Regia di Marcus Nispel vedi scheda film
Il problema del remake del film di Tobe Hooper è che comincia con una data, che colloca gli eventi all’inizio degli anni ‘70. Ma l’horror di Nispel è tutt’altro che seventies. Nella composizione della scena, nel look degli attori (coi baffetti sottili e le basette scomposte che fanno tanto cool contemporaneo, e gli indumenti striminziti che sembrano venir fuori da un magazine patinato), nel taglio della luce, Non aprite quella porta 2003 è pesantemente situato nella contemporaneità. Se la si vede dunque secondo l’ottica della fedeltà all’originale, anche nella sensibilità visiva, la pellicola fallisce. Ma se la si prende come prodotto attuale di un genere (e non è un caso che nella produzione ci sia quel cialtrone di Michael Bay, che in origine doveva esserne il regista), funziona, seguendo coordinate prevedibili, meccanismi risaputi e gonfiori di sceneggiatura irritanti. Non è teorico come Jeepers Creepers, né ispirato e vulcanico come il purtroppo ancora inedito in Italia House of 1000 Corpses di Rob Zombie (vero rifacimento, seppur non dichiarato, dell’opera di Hooper, da cui Nispel copia alcune parti, come la fuga nei cunicoli sotterranei), ma si srotola con decoro, e costruisce alcune buone sequenze (l’omicidio in mezzo alle lenzuola stese). Il gore è abbastanza consistente, ma siamo su livelli nella media (che oggi non è più bassa come poco tempo fa: basta guardarsi in giro). Un mistero i titoli di coda della versione italiana: dove sono?
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