Regia di Marcus Nispel vedi scheda film
Remake di un classico, in grado di riportare sulla scena con stile, tecnica e certa originalità, la più celebre famiglia disadattata del Texas. Autori agli esordi (Scott Kosar in sceneggiatura, Marcus Nispel dietro la macchina da presa), in una produzione di alto profilo, pertanto motivati a dare il massimo. Grande successo al box office.
18 agosto 1973. Cinque ragazzi, dal Messico, si dirigono verso Dallas per assistere a un concerto. Quando stanno attraversando il Texas, nella contea di Travis, incrociano una ragazza. È sconvolta, cammina malamente in mezzo alla strada; la caricano sul loro mezzo, ma non possono evitare una tragedia: estratta una pistola, la giovane si suicida di fronte ai loro occhi. Indecisi sul da fare, i ragazzi si dividono: alcuni cercano lo sceriffo locale (R. Lee Ermey), altri si dirigono alla ricerca di un telefono, verso un fabbricato isolato, in prossimità di un mattatoio. I primi, scoprono che lo sceriffo Hoyt ha un comportamento alquanto strano nei confronti del cadavere, mentre gli altri fanno conoscenza della famiglia Hewitt, tra i cui componenti è presente anche Thomas (Andrew Bryniarski), uno squilibrato travestito che ama indossare maschere di pelle umana...
"Il film che state per vedere è un resoconto della tragedia che è capitata a cinque giovani. La loro età rende l'accaduto ancora più sconvolgente, ma per quanto a lungo avessero potuto vivere, mai avrebbero immaginato di assistere a tutta la follia e all'orrore a cui avrebbero assistito quel giorno. Per loro, uno spensierato pomeriggio d'estate si trasformò in un incubo. Per trent'anni la polvere si accumulò sui fascicoli chiusi negli archivi dei casi irrisolti del dipartimento di polizia di Travis. Più di milletrecento reperti furono raccolti sulla scena del delitto, in casa Hewitt (...) Quel giorno (il 20 agosto 1973) si consumò uno dei crimini più folli e atroci che l'America ricordi: Texas chainsaw massacre."
(Prologo)
Scott Kosar - in seguito autore dei testi de L'uomo senza sonno (2004) e svariati remake di cult movie (Amityville horror, La città verrà distrutta all'alba e Bates motel) - debutta in sceneggiatura, impegnato nella lavorazione di una pellicola di alto profilo economico, il cui budget (tra i produttori anche Michael Bay della Platinum Dunes) si aggira attorno ai 9.500.000 dollari. Alla regia, l'esperto di videoclip musicali Marcus Nispel, anch'esso alla sua prima esperienza su un set cinematografico. Il cast, a parte il celebre R. Lee Ermey (il sergente Hartman nel capolavoro di Kubrick, Full metal jacket), è composto da attori poco noti ma destinati a un radioso futuro, con Jessica Biel nel ruolo della "final girl". La storia, essendo un remake, ripercorre quasi pedissequamente quella originale di Tobe Hooper, anche se in questo caso mutano i nomi dei personaggi (compresa la famiglia cannibale, non più i Sawyer, ma in questa circostanza gli Hewitt). Il clima di inarrestabile tensione resta invariato dato che Nispel, supportato dall'ottimo staff tecnico, inizia a tormentare (in senso positivo) lo spettatore a soli dieci minuti dai titoli di testa. La differenza, rispetto al capolavoro di Hooper, è che gli anni in cui è stato girato sono molto diversi, il contesto sociale é del tutto mutato, le relazioni internazionali sono sempre più tese, gli ultimi avvenimenti terroristici presentano risvolti a dir poco drammatici. Gli effetti dell'11 settembre 2001 si sono fatti pesantemente sentire anche a livello cinematografico; il cinema horror, ridicolizzato negli anni Ottanta, ha subìto uno slittamento verso l'estremo, impensabile nei Settanta, addirittura proibito durante i Novanta. Lo splatter e il gore, che pure esistevano sin dai tempi di H. G. Lewis (Blood feast, 1963) - con talune eccezioni precedenti -, venivano infatti inseriti nelle pellicole come estremismi, tipici di opere amatoriali relegate al cinema indie, cioè a dire "eccessi" presenti in quelle produzioni, senza budget, destinate ad essere proiettate in coppia nei "double bill", in qualche poco affollato drive-in. Il cinema mainstream, nel nuovo millennio, è improvvisamente diventato il punto di arrivo di una filmografia orrorifica che, solo poco tempo prima, era destinata unicamente a uno scarso pubblico di nicchia. Essenziale, in questo caso particolare, è infatti la componente esplicita, la violenza tout-court, che si esprime in poche ma impressionanti sequenze, affiancata al "politically incorrect" garantito da momenti e dialoghi oltraggiosi, quasi indisponenti. Non aprite quella porta, edizione 2003, offre quindi uno spettacolo hard, teso, angosciante, estraneo fino ad allora sul "grande schermo" destinato alle multisale, quindi sconosciuto alla massa, ma forte di un contenitore (inteso come confezione estetica) eccellente. A risaltare sono inoltre alcune spericolate riprese, tipo l'incredibile piano sequenza della m.d.p., il cui obiettivo attraversa il cranio perforato della ragazza suicida, per poi uscire in retromarcia da un buco nel finestrino. Un lavoro che è dunque visivamente esemplare, frutto della tecnica in regia di Nispel, perfezionata dallo stile esagitato dei videoclips realizzati in precedenza, assieme alle convincenti interpretazioni del cast - attori bravissimi, nessuno escluso -, e ai notevoli effetti speciali alla realizzazione dei quali ha contribuito il professionista Greg Nicotero, stavolta in licenza dal gruppo KNB. Anche se il film ripropone in buona sostanza la stessa storia del modello ispiratore, non mancano spunti d'innovazione, tipo la presenza del personaggio, bastardissimo, interpretato magnificamente da R. Lee Ermey. Personaggio che arriva a superare per cattiveria la performance di Leatherface diventando, di fatto, il protagonista per eccellenza, che sarà nuovamente presente nel successivo, anch'esso riuscito, prequel (Non aprite quella porta: l'inizio, Jonathan Liebesman, 2006). Il film, meritatamente, è stato un successo al botteghino, arrivando ad incassare nel primo weekend di programmazione, solo in USA e Canada, il triplo del capitale investito, dando così un nuovo inizio alla celebre serie che si dimostrerà, in linea di massima e cosa rarissima, di buona qualità ad ogni successivo capitolo.
Critica [1]
"Nonostante utilizzi attori decisamente più 'glamour' di quelli di Hooper, la pellicola diretta da Nispel riesce a ricreare adeguatamente le atmosfere sporche dell'originale (alzando il tasso di sangue e violenza), grazie anche all'ottima fotografia curata dallo stesso Daniel Pearl che aveva lavorato al film del '74. Assolutamente degni di nota i membri della famiglia Hewitt - così è stato rinominata la cricca di Leatherface in questo reboot - in particolare R. Lee Ermey, il mitico sergente urlante di Full metal jacket, semplicemente perfetto nel ruolo dello psicopatico sceriffo."
100 pallottole d'Argento
Dario Argento presenta: Non aprite quella porta [2]
"Non aprite quella porta, un titolo molto noto, che evoca tante sensazioni. L'edizione del 2003 è stata diretta da Marcus Nispel, celebre per essere autore di remake, tra cui anche Conan il barbaro. È interpretato da Jessica Biel, che poi diventò famosissima. La cosa principale, da raccontare, è però la personalità di Tobe Hooper, l'autore del primo, clamoroso, film del 1974 che ha dato la stura a tantissimi altri titoli e personaggi, tipo Freddy Krueger. Lui stesso fece alcuni film molto belli e interessanti, per esempio Quel motel vicino alla palude. Tobe Hooper lo conosco molto bene, perché siamo amici da tanti anni. Questo primo film cambiò la sua esistenza, perché nessuno si aspettava che avrebbe avuto un successo mondiale, resistente, che è perdurato negli anni. Tanto che ne hanno realizzato diverse versioni e in tante pellicole l'hanno copiato. Alla fine, poi, Tobe Hooper è diventato ricchissimo. Non lo era. Era un giovane regista di buone speranze, che viveva in una piccola casetta a Los Angeles. Adesso è un riccone, felice, e vive serenamente. È diventato un pupillo di Steven Spielberg. Si conobbero quando Spielberg gli chiese di fare Poltergeist. Tante voci, attorno a quel titolo, sono nate: Spielberg avrebbe visto il primo materiale girato, restandone deluso al punto di continuare lui la regia. Tobe Hooper accettò tranquillamente la situazione e Spielberg gliene fu grato, tanto che Hooper rimase nell'ambito di Spielberg. Ha collaborato ad alcuni film, ne ha scritti altri, lo aiuta in certe produzioni. Sono due persone molto legate. In seguito Hooper cominciò a girare il mondo dietro i suoi film, ai vari festival dove Non aprite quella porta, ogni volta, era sempre acclamato. Lui arrivava nei festival, pavoneggiandosi per essere così apprezzato. È una persona molto simpatica, un grande conoscitore di cinema. Di solito, quando sei un bravo autore, sei anche un conoscitore di cinema. Non potresti essere un bravo pittore, se non conoscesti la pittura."
Citazione
"E' così che è fatto il cervello: una specie di lasagna..."
Visto censura [3]
Per quanti si stessero chiedendo se la versione home video e/o quella in streaming di Non aprite quella porta sia o meno integrale - durando poco oltre i 94 minuti, contro i 98 indicati sull'imdb - sappia che sì: è la più completa. Con nulla osta n. 97604, il film ottiene via libera per la proiezione nelle sale il 27 novembre 2003. In quella circostanza, nel resoconto della revisione, è riportata la lunghezza della pellicola, corrispondente a 2700 metri (98'30"). La differenza tra i due supporti audiovisivi (pellicola 35mm e formato PAL) prevede uno scarto - in difetto per il digitale - quantificabile in circa 4 minuti, dovuto alla differente velocità di proiezione delle immagini.
Nel nuovo millennio i revisori sembrano essere in parte cambiati, senz'altro più tolleranti, dato che un film come questo, negli anni Settanta, sarebbe certamente stato sottoposto a tagli. Non aprite quella porta passa invece integralmente, con il solo divieto ai minori di 14 anni. Questa è la sensata e condivisibile giustificazione, registrata a verbale:
"Si esprime parere favorevole al rilascio del n.o. per la proiezione in pubblico con divieto per i minori degli anni 14, tenuto conto dell'estrema violenza delle immagini che caratterizza tutta la pellicola, con scene che sconfinano nell'orripilante e che pertanto sicuramente turberebbero la serenità infantile ed adolescenziale."
NOTE
[1] "A volte ritornano" (edizioni Bloodbuster), pag. 131.
[2] Puntata del 18/09/2012, trasmessa su Rai Movie.
[3] Dal sito "Italia Taglia".
"La malasorte però, la quale a giudizio di coloro che non sono illuminati dalla vera fede, ogni cosa guida, prepara e regola a suo modo."
(Miguel de Cervantes)
Trailer
F.P. 29/06/2022 - Versione visionata in lingua italiana - DVD Eagle Pictures (durata: 94'16")
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