Regia di Ferdinando Baldi, Richard Thorpe vedi scheda film
Ferdinando Baldi era ancora abbastanza inesperto dietro la macchina da presa: aveva realizzato qualche commediola sentimentale, la raccolta di materiale d'avanspettacolo Assi alla ribalta ed il peplum Davide e Golia; proprio per un secondo peplum la produzione italo-americana lo fa affiancare in regia da Richard Thorpe, ben più navigato direttore statunitense (che si presume abbia in realtà prestato solo il nome all'opera). Pur non avendo certezze sul preciso ruolo avuto dai due registi nella realizzazione di questo I tartari, si constata che nei titoli di testa della pellicola l'unico nome che compare è quello dell'americano. Il budget arriva anche a permettere l'ingresso nel cast di Orson Welles e Arnoldo Foà, di Victor Mature (frequentatore del genere mitologico), di Liana Orfei e di Folco Lulli; tanto per dare l'idea che ci sia stato un certo impegno nella scrittura di questo affaruccio, poi, sono citati in sceneggiatura abbastanza nomi da attendersi il kolossal: Domenico Salvi, Sabatino Ciuffini, Oreste Palella, Mario Fratini, Ambrogio Molteni e Julian De Kassel. Eppure, nonostante tutto ciò (anzi, manca ancora una citazione di tutto rispetto: la colonna sonora di Renzo Rossellini), il risultato è il medesimo di tanti lavori affini: un concentrato di azione, soprattutto battaglie feroci con largo impiego di comparse e mezzi, proclami di vendetta, armi e costumi, belle donne come prede, forti guerrieri, violenti sovrani... E in definitiva non sembra neppure di trovare una regia granchè ispirata. Almeno la durata viene limitata all'ora e mezza; però viene legittimo pensare: che spreco. 3/10.
Vichinghi e tartari conducono un'aspra ed incessante battaglia; all'odio reciproco si aggiunge il livore personale fra i due sovrani, che hanno un prezioso ostaggio ciascuno: la moglie di uno e la figlia dell'altro.
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