Regia di William Friedkin vedi scheda film
Per anni è stato "amputato" di circa 12 minuti,un motivo di discordia tra l'autore del libro William Peter Blatty,e il regista William Friedkin.
Il motivo dei contrasti era il taglio del centro "teologico" del film.Per Blatty il significato centrale della storia era nel dialogo tra Merrin e Karras durante una pausa dell'esorcismo.
Nel 2000 a distanza di 37 anni dall'uscita, il maggior capolavoro dell'horror cinematografico,ha potuto vedere una nuova "luce".
Nel 1973 il film seppur godeva di una potenza incontrastata e d'un intensita' paranoica,"mancava" di un significato "filosofico",facendo si che si concludesse su una nota ambigua.Friedkin era abbastanza riluttante nel rimettere mano ad un film rimasto immutato nella sua celebrita'.Per il regista di Chicago tutto era paragonabile alla storia d'un pittore francese,che un giorno prese pennelli e tavolozza e si reco' ad un museo per ritoccare una sua opera,per cui fu messo alla porta dai guardiani,nonostante ribadi' la padronanza dell'opera.
"l'Esorcista" era divenuto nel corso del tempo un icona nell'immaginario collettivo,per Friedkin il film non era piu' sua "proprieta'".
Nonostante tutto,la persuasione di Blatty,(sceneggiatore e produttore associato) fece si che questo capolavoro venisse in qualche modo "rimaneggiato".
La versione integrale dell' "Esorcista" presenta delle integrazioni che influiscono ottimamente sul significato centrale della possessione maligna.
I produttori di allora tra cui Ted Ashley e Frank Wells fecero si che si aggiungesero tagli al film,per "asciugarne" i contenuti,penalizzandolo cosi' d'un cuore pulsante che è il contrasto bene-male.Fortuna che Friedkin ebbe la meglio almeno sul prologo irakeno di padre Merrin,un qualcosa di somigliante ad un gelido presentimento,che accompagna lo spettatore nella corsa sull'ottovolante che avverra' dopo.
La nuova "luce" del demone Pazuzu del nuovo millennio è qualcosa di catartico,piu' emotivo nei suoi "raccordi" che non apparivano nella versione originaria.
Prima di tutto l'integrazione della scena piu' terrificante in assoluto,la celebre camminata del "ragno" sulle scale,compiuta da una stuntman.
Originalmente fu tagliata dal film,dato che i fili che sorreggevano la donna erano visibili.Grazie alle moderne tecniche digitali è stato possibile rendere meno "posticcia"un immagine forte nell'impatto,da brividi perche' esplode all'improvviso,in un momento di apparente "tranquillita'".
Suggestivo nell'escalation,quanto pragmatico nel discernere fede e ateismo,contrapponendo lo scetticismo di Chris Mac Neil al mistero della fede e alla possessione diabolica di Regan.La sua potenza evocativa a distanza di 40 anni risiede anche nelle scene "distensive",come il dialogo tra Merrin e Chris davanti al camminetto,con l'anziano parroco che accetta un brandy nonostante i suoi malanni.Ma i significati piu' reconditi e sottili sulla lotta bene/male covano nel dialogo tra Merrin e Karras sulle scale,e nell'epilogo "distensivo".
Per Blatty l'aggiungere queste scene riempiva di significati mistici la storia,l'invasione diabolica nel corpo della ragazzina avrebbe assunto diversi significati nella visione.
"Ma perchè una ragazzina?" chiede Karras.
Risponde Merrin.
"Tentera' di portarci alla disperazione,riducendoci a bestie selvatiche,in modo da condurci allo sconforto, mettendo in dubbio la nostra fede in Dio......".
E' un dialogo da me "rimaneggiato",ma che contiene un forza morale, sul male che rende schiavi cinici.Merrin esalta il concetto d'un male atavico all'interno di ognuno di noi.Il male puo' essere messo "a tacere" soltanto con la fede in Dio.Ma nello scioccante esorcismo di Friedkin cio' non avviene.Il demone Pazuzu sembra prendersi gioco della fragilita' di Karras e della cagionevole salute di Merrin.Eliminata nel 1973 perchè creduta "superflua" è il centro letterario del film.
"L'Esorcista embrionale" era effettivamente una caduta a picco nell'orrore,si rimaneva scioccati dinanzi alla pervasione oscura in una borghese casa di Georgetown.
Gli anni 2000 hanno dato nuova linfa ad un inarrivabile capolavoro,sopratutto nel non rendere superfluo l'arrivo del male nel corpo di una ragazzina.
Si eleva piu' di tutti la figura di Damien Karras,il prete in crisi di fede e oppresso dai sensi di colpa.L'epilogo finale rende quasi "giustizia" al gesuita.Nella versione del 1973 mancava il dialogo ironico tra padre Dyer e il tenente Kinderman.Una nota quasi cupa,col film che si concludeva ambiguamente con la finestra sbarrata della cameretta di Regan e Dyer che si allontanava sommessamente.
Il sacrificio finale di Karras era reso vano da questo,gli spettatori dell'epoca (e anche noi) rimanevano con l'amaro in bocca e in balia di immagini scioccanti.Karras si lancia dalla finestra salvando la ragazzina oppure oppresso dai sensi di colpa?
C'è un fotogramma d'un secondo quando Karras si butta dalla finestra,è la figura dell'anziana madre che gli appare.Questo consoliderebbe l'ipotesi d'un "suicidio" piu' che d'un sacrificio o martirio apostolare.
I dissidi tra Blatty e Friedkin nascevano da cio',con lo scrittore per la linea "redentiva" e il regista favorevole alla nota "ambigua".
L'edizione 2000 rende pero' giustizia in modo completo ad un enorme film.Nella linea "redentiva" che fa rivivere Karras nell'ultimo ironico dialogo tra padre Dyer e Kinderman,in cui si "respira" la figura del gesuita.
Karras perlomeno non è morto invano, ha dato se stesso,offrendosi in pasto al "demone".Per poi gettarsi nel vuoto,nella "redenzione" meno cristiana possibile.Il "suicidio" non è ammesso dalla religione cristiana,ma "L'extrema-ratio" messa in atto da Karras assume significati contradditoriamente "cristiani".Il suo è un immolarsi "cristologicamente" dinanzi alla potenza d'un male subdolo,atavico, che si vendica gia' di padre Merrin.
Un qualcosa di controverso che pero' si eleva nel finale,almeno in una parentesi "lieta".
Resta da considerare la potenza immutata del film,che con l'aggiunta di queste scene,guadagna nella recondicita' delle componenti esistenziali dell'umano.
Bene e male in continua e perpetua lotta tra loro.
Qualcosa che affascina il regista Friedkin,molto tormentato da questi due poli,ossessionato dalle paranoie umane,che nell"Esorcista" assumono una chiave di volta esiziale.
Rimane un film "iconico" che io amo incontrastatamente,capace ancor oggi d'inquietare nella forma virulenta e magmatica,come se il male fosse la forma piu' ambigua delle nostre rabbie,dolori e odi incofessabili......
Friedkin e Blatty ci spiegano questo,che il male pur scacciandolo,ogni tanto torna a trovarci.........
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